Riscoprire Brandi, il profeta scomodo della critica alla postmodernità
Mi accorsi presto che anche in politica si formavano gruppi iper-marxisti d'avanguardia secondo i quali, come per i nichilisti dell'Ottocento, tutto ciò che era stato detto e fatto andava rifiutato. Per la mia tesi di laurea studiai il Surrealismo. Mi laureai nella stessa università in cui Cesare Brandi insegnava. Ma lo ignorai. Forse fu un caso. Ma credo che Brandi fosse guardato allora con sospetto come un imbarazzante anti-moderno, negli anni in cui l'Italia era assetata di modernità proprio perché non l'aveva davvero conosciuta. Ora leggendo La fine dell'avanguardia vedo che Brandi è stato un geniale analista e diagnostico dell'ideologia della modernità e della sua fine dopo la seconda guerra mondiale. Questo mi conferma nella mia idea secondo cui la Postmodernità non è cominciata negli anni settanta ma molto prima, intorno al 1945. Fu la fine del Romanticismo e del titanismo che ci ha fatto credere di avere il comando della Storia, o di sapere in anticipo dove si dirige.