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Riscoprire Brandi, il profeta scomodo della critica alla postmodernità

Alfonso Berardinelli sabato 10 gennaio 2009
Il saggio di Cesare Brandi La fine dell'avanguardia, scritto nel 1949, ricompare ora da Quodlibet a cura di Paolo D'Angelo. È uno scritto eccezionalmente lucido e profetico, incredibilmente trascurato, sottovalutato, occultato, se non respinto, per mezzo secolo dalla critica e dall'estetica. Non lo avevo mai letto. Ma posso dire di essermelo sentito addosso: perché quando avevo vent'anni e nacque il Gruppo 63 o Neoavanguardia italiana reagii istintivamente come se si trattasse di un falso, di una truffa, di un'ideologia del presente, del futuro e del passato in realtà "replicata" e superata proprio nel suo desiderio di superare (ancora una volta!) tutto il passato, nonché gran parte del presente. Lessi i saggi di Enzensberger, Fortini, Adorno e Renato Poggioli sulle avanguardie e sulle loro pretese, come aveva già scritto Brandi, di compiere l'ennesimo «colpo di mano sul futuro»: di appropriarsi in esclusiva del senso e della direzione della Storia.
Mi accorsi presto che anche in politica si formavano gruppi iper-marxisti d'avanguardia secondo i quali, come per i nichilisti dell'Ottocento, tutto ciò che era stato detto e fatto andava rifiutato. Per la mia tesi di laurea studiai il Surrealismo. Mi laureai nella stessa università in cui Cesare Brandi insegnava. Ma lo ignorai. Forse fu un caso. Ma credo che Brandi fosse guardato allora con sospetto come un imbarazzante anti-moderno, negli anni in cui l'Italia era assetata di modernità proprio perché non l'aveva davvero conosciuta. Ora leggendo La fine dell'avanguardia vedo che Brandi è stato un geniale analista e diagnostico dell'ideologia della modernità e della sua fine dopo la seconda guerra mondiale. Questo mi conferma nella mia idea secondo cui la Postmodernità non è cominciata negli anni settanta ma molto prima, intorno al 1945. Fu la fine del Romanticismo e del titanismo che ci ha fatto credere di avere il comando della Storia, o di sapere in anticipo dove si dirige.