Riscopriamo la logica dell'incarnazione, oltre il buonismo
Parlare di Guitton vuol dire richiamare i suoi Dialoghi con Paolo VI, ma anche i suoi incontri con alcune personalità non credenti come Althusser e Mitterrand; o i suoi colloqui ininterrotti con i giovani, testimoniati ad esempio da un arguto libretto pubblicato tanti anni fa da Città Armoniosa col titolo Imparare per un progetto. Ma qui suggeriamo di accostarsi a una sua opera poco conosciuta, Il puro e l'impuro, uscita da Piemme nel 1993. Un libro in cui Guitton presenta tesi davvero controcorrente: accecato dal miraggio della purezza, l'uomo contemporaneo finisce in realtà per sviare il percorso nella ricerca della verità e per sancire la propria divisione interiore. Al puro Guitton preferisce l'impuro, allo scopo di salvare il vero.
Il nostro filosofo ha nel mirino l'eresia catara e gnostica, che in nome della purezza radicale finì per condannare il mondo e la materia. I catari avevano orrore del creato e predicavano la non procreazione: alla loro concezione della vita, che sarebbe improprio accostare a quella dei grandi asceti cristiani, Guitton contrappone la logica dell'incarnazione, vale a dire «la composizione tra il puro e l'impuro, tra la forma e la materia». Nella nostra esistenza non ci capita mai «né solo di vivere né solo di soffrire, né di avere tutto né di avere nulla, ma di consumarsi e di portarsi a compimento nella mescolanza del tutto e del nulla, continuamente ricorrenti sotto forme sfumate e diverse».
Il suo obiettivo è di denunciare i buoni sentimenti e preferire l'impuro della pasta umana. Vediamo cosa scrive per farsi capire: «Ancora una volta, il puro non è l'incolore, l'inodore, l'aria condizionata, l'acqua minerale, il tessuto uniforme, la banalità, l'elementare, ciò che si presenta senza una scelta preliminare, il pret-à-porter. Tutto questo ne è l'immagine sbiadita, la caricatura, l'antitesi. La vera purezza non si ottiene con la negazione, l'azzeramento e l'indifferenza, ma tutt'al contrario con una tensione».
Guitton è convinto che il problema si presenta spesso nella vita quotidiana: quando si guida una famiglia o una nazione, dobbiamo scegliere non fra il tutto e il nulla, ma fra un male minore e uno più grande. «Il decidere quale, sarà la dose di puro e di impuro, cioè di composizione e d'incarnazione, che adotteremo in quella circostanza particolare».
Nella sua disamina egli se la prende anche con il cosiddetto "partito dei puri" che più volte si è manifestato nel corso della storia: lotta contro il potere ma quando lo raggiunge diventa ancora più chiuso e totalitario del potere che ha scalzato. È accaduto con i giacobini e con i leninisti. Ma non si tratta solo di un pericolo che tocca l'ambito della politica, anche a livello religioso si può ripresentare. Il libro di Guitton è stato scritto in un momento storico in cui erano forti le tensioni apocalittiche e le previsioni sulla fine del mondo: la sua condanna dell'illusione catara ha lo scopo di togliere il velo all'illusione molto sottile di raggiungere la purezza totale mediante la diserzione dal mondo. Al tempo stesso, è un no alla prospettiva del suicidio cosmico, che tanti fino a pochi anni predicavano.