Riscopriamo il silenzio degli anacoreti sotto la volta celeste
Questo pensavo ieri mentre cercavo di mettere ordine nei miei appunti di tanti anni fa. Da una parte avevo la tentazione di bruciare tutto e dall'altra mi ero fermata a rileggere quei piccoli notes che portavo sempre con me quando viaggiavo. Mi piacevano i grandi viaggi, ma ho imparato di più camminando sulle piccole strade dei nostri paesi, nelle periferie disordinate delle grandi città, nella solidarietà della gente più povera. E sempre di più mi dà gioia di vivere sapere che la scienza si avvale di esploratori coraggiosi per andare a vedere cosa c'è e come si potrebbe continuare un tipo di vita al di sopra dei nostri venti e delle nostre nuvole. Ma saremmo poi capaci di non far esplodere guerre stellari come raccontano i primi quaderni di avventure dei nostri figli?
La fantasia e il bisogno della ricerca che fanno grande parte dell'animo umano non si fermano mai davanti ai primi risultati ottenuti, ma qualcosa più forte della nostra volontà ci chiama a cercare e conquistare l'infinito. Un coro immenso di desideri, di domande, di bisogno di felicità spingerà sempre di più l'uomo a chiedere la ragione della propria esistenza. Gli antichi anacoreti nelle grotte dei paesi d'oriente avevano già trovato la loro risposta, ma avevano attorno a sé il silenzio e le stelle del deserto.
Oggi è difficile trovare spazio per il silenzio e soprattutto riuscire a vedere chiaramente le stelle che tanto ci richiamano con quella presenza che a noi pare affascinante, ma fredda. Abbiamo loro cantato canzoni d'amore, inviato richiami d'aiuto, sogni e lacrime. Forse gli scienziati che le interrogano inviando loro sempre più oggetti capaci di ottenere risposte adeguate, ci racconteranno un giorno
quale sia la loro ragione di essere e di illuminare i nostri cieli.