Risalire da Norcia ad Assisi in mezzo a santi, papi e terremoti
Non è mancato chi ha messo insieme le due cose, in una chiave non proprio ottimistica. Se n'è già occupato ieri il mio dirimpettaio di rubrica Gianni Gennari per le pagine di carta ( tinyurl.com/jnbnxgv ), e siccome quelle del web non erano troppo diverse, non ho molto da aggiungere. Se non una facile associazione: quella tra Norcia e Assisi (50 km, in linea d'aria). L'immenso peso che i loro rispettivi santi, Benedetto e Francesco, hanno nella storia della Chiesa è stato confermato dal fatto che i due ultimi Papi ne hanno scelto per sé il nome. Ora che i due paesi sono associati anche per aver subito la ferita di un terremoto al quale i loro simboli religiosi e architettonici più importanti non hanno retto, ho chiesto alla Rete se, nel settembre 1997, fossero circolate con sufficiente evidenza letture apocalittiche intorno al crollo della cupola della Basilica superiore di San Francesco, che costò oltretutto la vita a quattro persone. Ho trovato solo le parole pronunciate il giorno successivo da Giovanni Paolo II, anche lui fuori Roma ( tinyurl.com/jzo3yga ): parlò delle «ingenti lesioni inferte al patrimonio artistico e religioso» come di un «motivo di dispiacere», e solo dopo aver espresso il suo «vivo cordoglio per le vittime», la «cordiale partecipazione al dolore delle loro famiglie», la vicinanza spirituale a feriti e senzatetto.