L'Istituto nazionale di studi sul Rinascimento sta approfondendo, sulla scia delle ricerche di Eugenio Garin (1909-2004), una ridefinizione di quel periodo tra la fine del Medioevo e l'inizio dell'età moderna (dall'inizio del XV secolo alla fine del XVI) che viene solitamente indicato come il trionfo della razionalità sulle presunte tenebre medievali. Questa è, soprattutto, l'interpretazione del Rinascimento che ne hanno data gli illuministi del Settecento, vulgata giunta fino a noi. In realtà, la questione è più complessa. Perdurano infatti, nel Rinascimento, dottrine, abitudini e tendenze ben più antiche del Medioevo stesso, delle quali è specchio l'uso attivo dell'astrologia. Persino Galileo era in contatto con astrologi e redigeva oroscopi lui stesso. A questo proposito, è molto interessante la ricerca di Laura Carotti Astri, fortuna, libero arbitrio, propiziata appunto dall'Istituto di studi sul Rinascimento (Olschki, pp. 244, euro 19). Il libro è composto da un'introduzione e da quattro capitoli: "Tra "oblivione" del passato e previsione del futuro nei Discorsi di Machiavelli"; "La quaestio de libero arbitrio machiavelliana"; "Astrologia e profezia. Sui fratelli Guicciardini"; "Tommaso Campanella e la matematica". Qui mi limiterò a qualche parola sul secondo capitolo, il più suggerente. Sul motto Sapiens dominabitur astris, attribuito a Tolomeo (II sec.d.C.), Machiavelli sembra aver mutato parere. In realtà, il motto tolemaico è ambiguo di per sé essendo incentrato sull'ambivalenza semantica del verbo "dominari" che, benché deponente, può avere anche significato passivo. Dunque, il motto può essere tradotto come "Il saggio dominerà le stelle", ed è la traduzione corrente ma, all'opposto, anche come "Il saggio sarà dominato dalle stelle" (Gerardo Lonardoni). In una lettera del 4 giugno 1504 al giovane astrologo padovano Bartolomeo Vespucci, che conosciamo dalla risposta del Vespucci, sembra che Machiavelli propendesse per la prima formulazione cioè che il saggio può sfuggire alla determinazione necessitante delle stelle, non certo agendo sulle stelle il cui eterno corso sfugge al controllo dell'uomo, bensì agendo su sé stesso. Due anni dopo, nei Ghiribizzi al Soderino, indirizzati al giovane Giovan Battista Soderini, nipote del gonfaloniere Piero, datati Perugia, 13-21 settembre 1506, Machiavelli sembra però sostenere l'impossibilità per l'uomo di sottrarsi all'influsso deterministico delle stelle. Molti interrogativi restano aperti. Tuttavia, nel Principe, Machiavelli troverà nell'"occasione", uno spazio per le volizioni del libero arbitrio, come ci si poteva aspettare da un alfiere della "responsabilità" quale il Segretario fiorentino. Queste discussioni fanno ulteriormente brillare il motto tomistico Astra inclinant non necessitant (gli astri influiscono ma non costringono), che salva definitivamente il libero arbitrio dalle pur innegabili ascendenze astrali. Il ragionamento di Tommaso d'Aquino si trova nella Quaestio 115, art 4, della Summa Theologiae, I-II.