Ricordi e dimenticanze di un ritorno nel Niger
Me ne sono accorto preparando la borsa per la visita alla prigione civile di Kollo, nei pressi di Niamey. Avevo dimenticato in un'altra borsa lasciata a casa il documento ufficiale del Ministero della Giustizia che mi permette di entrare in carcere senza problema. È stato sufficiente contattare il direttore della prigione, gentile e disponibile, per entrare senza nessun documento. Ciò che ho trovato cambiato, nella suddetta casa di pena, sono due porte blindate in più, un metal detector (non utilizzato con noi) e uno spazio numerato sul tavolo in legno dove posare i telefonini prima di entrare. Non è cambiato, invece, lo sparuto gruppo di fedeli riuniti in una saletta che funge da infermeria e cappella per il culto e un rubinetto che, per qualche mistero della rete idrica, assicura l'approvvigionamento d'acqua anche durante la siccità. Per l'occasione è stato inaugurato il ventilatore e un neon per illuminare la saletta in questione a spese della comunità che ivi si raccoglie anche per le lezioni di alfabetizzazione in lingua francese. Ricordavo la strada per raggiungere il carcere, ma mi erano sfuggiti gli schermi pubblicitari luminosi piazzati in alcuni incroci più frequentati, dove i rallentamenti sono, a un tempo,
fisiologici e imprevedibili. Avevo invece dimenticato che ancora ci si saluta sfiorandosi nella complicità di uno sguardo. Ricordavo bene, invece, dove avevo lasciato una copia della chiave di casa e con disappunto ho notato che la chiave in questione era scomparsa. Avevo invece dimenticato, prima di partire, di chiudere la porta di casa.
Tardi mi sono ricordato che bastano cinque o sei ore di volo a una bimba di 4 anni per morire di malaria, in piena città, nel quartiere dove accompagno una comunità dedicata a Santa Monica. Basta così poco per ammalarsi ed è così difficile poi guarire, quando non ci sono né i soldi né le possibilità per curarsi. Avevo dimenticato il suono aspro dell'unica ambulanza che galleggia sulla sabbia delle strade della città e rischiavo di dimenticare il nome della persona a cui avevo promesso un regalo al ritorno. Si è fatta viva lei e ha chiesto quando poteva venire a ritirarlo. Ricordavo che avevo promesso qualcosa che poi è stato carpito dalla dimenticanza. Forse si trattava di decidere quanto tempo sarei ancora rimasto nel Niger. Ho dimenticato di dare una risposta. Proverò a cercarla
nella sabbia.
Niamey, Settembre 2019