Ricalcolati gli aumenti 2019 per gli assegni dell'Inps
Nel frattempo il Parlamento discuteva e approvava a dicembre la nuova legge di Bilancio (n. 145/2018) che ha introdotto un diverso criterio per la rivalutazione annuale, apparentemente simile al vecchio sistema, ma che comporta in alcuni casi differenze, benché minime, sugli importi finora in riscossione. Per il triennio 2019-2021 la rivalutazione deve essere effettuata sull'importo complessivo dell'assegno e non più per segmenti di importo della singola pensione. Sui trattamenti da rivalutare si assume, come metro di riferimento, il trattamento minimo vigente. E finora l'aumento per il costo della vita è stato applicato al 100% fino a un importo di tre volte il minimo (oggi 1.522,26 euro); sulle fasce di importo di quattro, cinque volte ecc. sono state applicate percentuali via via più ridotte.
Un esempio: una pensione da 2.000 euro lordi ha ricevuto a gennaio un aumento pieno della rivalutazione (+ 1,1%) sulla prima fascia (cioè su tre volte il minimo) e sull'importo residuo il 90%. Sempre con effetto da gennaio 2019, su un analogo assegno di 2 mila euro la legge di Bilancio ha invece stabilito un aumento unico del 97% della rivalutazione base, ed ora in pagamento da questo mese. Per circa 2,6 milioni di pensioni, il passaggio dal sistema di rivalutazione per fasce di importo a quello per importo complessivo ha comportato una variazione media mensile di 28 centesimi.
L'Inps è attualmente impegnato in elaborazioni massive degli archivi pensionistici, in particolare a causa delle operazioni collegate a Quota 100, al Reddito e alla Pensione di cittadinanza. Pertanto l'eventuale recupero a debito della rivalutazione per i mesi da gennaio a marzo sarà effettuato in tempi successivi.