"Elezioni, Chiesa e Stato". Ieri ("Europa", p. 7) per Federico Orlando l'Italia è in grave deficit di "laicità", che lui spiega con una caricatura dell'Udienza ai parlamentari del Ppe, prevista per fine marzo in Vaticano: era un mar-chingegno elettoralistico italiano congegnato tra Santa Sede e Berlusconi e goffamente fallito. Continua, Orlando, dicendo "coraggioso" "Gian Edilio Rusconi" - che però si chiama "Gian Enrico", Ndr! - perché sulla "Stampa" (7/3, p. 1) accusa seccamente la Chiesa italiana come tale di "fare politica" professionalmente e volutamente per puri interessi mondani. Da parte sua poi chiude in gloria citando il grande Arturo Carlo Iemolo: "La storia mostra che non si torna mai su posizioni superate"! Domanda: quali sono, queste posizioni superate? Ovvio: per lui quelle che consentono a tutti, anche a uomini di Chiesa, di dire la loro su tutto, lasciando poi ai cittadini la libertà piena di decidere in coscienza libera se seguire o meno la posizione espressa dalla Chiesa. Per Orlando questa è una "posizione superata". Vuole togliere alla Chiesa il diritto di parola? O come i chieri-chetti di Pannella, ex del Craxi concordatario di ferro, sostiene falsa-mente che il Concordato esige lo scambio tra "privilegi" e silenzio della Chiesa? E ciò a nome della Margherita? A Malpelo pare che posizioni superate siano quelle di Orlando, Pannella, Boselli e Co. Viene a proposito, ieri sull'"Unità", il richiamo di Pietro Scoppola che di laicità e storia se ne intende: "Con la Chiesa bisogna fare i conti in positivo"! Orlando & Co. hanno "conti in sospeso", e in negativo: una brutta retromarcia.