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Maria Bertilla Boscardin. Religiosa, testimone di speranza e cura nella malattia e accanto ai sofferenti

Matteo Liut giovedì 20 ottobre 2022
Piegati dalle sofferenze quotidiane, dagli eventi della storia che sembrano strappare via ogni speranza, molte volte saremmo tentati di chiuderci in noi stessi. Poi però una semplice mano che si allunga per darci aiuto ci fa capire che nella vita vale sempre la pena di prenderci cura di noi e degli altri. E proprio di questa cura fu icona vivente santa Maria Bertilla Boscardin, religiosa vicentina. Nata in una famiglia contadina nel 1888 a Brendola (Vicenza), nel 1905 con l’aiuto del parroco entrò nelle suore Maestre di Santa Dorotea Figlie dei Santissimi Cuori, prestando poi servizio come infermiera nell’ospedale di Treviso. A 22 anni fu operata a causa di un tumore, iniziando così il proprio percorso di testimonianza cristiana anche da malata. A causa della Grande Guerra fu poi mandata a Como, dove, però, dovette affrontare molte incomprensioni da parte dei medici e delle sue superiore, che da infermiera la “degradarono” a semplice inserviente in lavanderia. Tornò poi all’ospedale di Treviso, riprendendo il proprio servizio accanto ai malati da infermiera malgrado l’aggravarsi del tumore. Nonostante un nuovo intervento chirurgico la malattia non le lasciò scampo: morì nel 1922, all’età di 34 anni ed è stata canonizzata da Giovanni XXIII l’11 maggio 1961: «L’irradiazione di suor Bertilla si allarga – disse in quell’occasione papa Roncalli –: nelle corsie, a contatto con gli epidemici, a consolare, a calmare: pronta e ordinata, esperta e silenziosa, fino a far dire anche ai distratti che Qualcuno – cioè il Signore – fosse sempre con lei a dirigerla». Altri santi. San Vitale di Salisburgo, vescovo (VIII sec.); beato Jakob Kern, sacerdote (1897-1924). Letture. Romano. Ef 3,14-21; Sal 33; Lc 12,49-53. Ambrosiano. Ap 1,10; 2, 18-29; Sal 16 (17); Lc 10, 1b-12. Bizantino. Fil. 3,1-8; Lc 9,49-56.