L’Inps pubblicherà sul sito internet, a partire dal 16 marzo, le Certificazioni Uniche (CU 2023) dei redditi percepiti nel 2022 da utilizzare per le prossime dichiarazioni fiscali. Contrariamente ad altri anni, il rilascio della Certificazione avviene questa volta con perfetta osservanza dei tempi di legge. I lavoratori, i pensionati, i collaboratori coordinati, i cassintegrati, e gli altri interessati, potranno visualizzare, scaricare e stampare il proprio modello sul portale www.inps.it oppure direttamente dal servizio online “Cedolino pensione”. A queste modalità si aggiungono gli smartphone e i tablet sui quali, attraverso i dispositivi Android e Apple iOS, è scaricabile la Certificazione utilizzando le credenziali personali. Sono confermati anche i servizi offerti dai patronati, dai Caf, dai professionisti abilitati e la pec richiestacertificazioneunica@posta-cert.inps.gov.it In ogni caso è facoltà del cittadino richiedere il modello cartaceo.
Diverse le novità che richiedono maggiore attenzione ai dati contenuti nel modello.
Per i giornalisti che sono stati trasferiti dall’Inpgi (gestione sostitutiva) all’Inps dal 1° luglio 2022, vengono compilati distinti prospetti dei dati previdenziali.
Inoltre, dal 1° marzo 2022 sono mutate le detrazioni per i figli con almeno 21 anni, mentre per i minori di 21 anni spetta il nuovo Assegno unico universale. Di conseguenza per gennaio e febbraio 2022 valgono ancora le vecchie detrazioni per gli over 21. Con analoga variazione, per i mesi di gennaio e febbraio 2022, è rappresentata la maggiorazione dei figli fino a tre anni.
Contributi. La Cu 2023 offre ai lavoratori dipendenti, agli autonomi e ai collaboratori l’occasione di fare il punto sulla propria situazione pensionistica. Il modello costituisce una valida prova dell’esistenza e della durata del rapporto di lavoro e dei versamenti contributivi come registrati dall’Inps (Gestione Privata e Gestione Pubblica) e da altri enti di previdenza. Una verifica, anche di massima, consente di individuare eventuali irregolarità che di norma sono sanabili entro un termine di cinque anni, oltre i quali scatta la prescrizione che impedisce ogni intervento. A causa del Covid è stato interrotto il decorso della prescrizione per l’intero anno 2021. Di fatto, la prescrizione è ora temporaneamente allungata agli ultimi 6 anni.
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