Recco e altri luoghi eccellenti (di contaminazione)
Alla guida di questo club c'è un uomo che è stato un grande campione: si chiama Maurizio Felugo e ha un curriculum sportivo da far paura (non sto qui a elencare medaglie perché esaurirei lo spazio: è sufficiente ricordare che è stato il capitano della Squadra Nazionale ai Giochi Olimpici, onore che più grande non si può). Felugo, trentasei anni, della ProRecco è diventato il presidente. È un ragazzo straordinario, pieno di interessi, capace di grandi gesti di solidarietà anche fuori dal campo, fra volontariato in quell'Africa che ha deciso anche di tatuarsi sulla pelle e una fondazione che raccoglie denaro per un ospedale pediatrico.
Pensare a Maurizio Felugo e alla sua Pro Recco mi fa venire in mente la storia di un altro giovane: si chiama Rasmus Ankersen, a differenza di Felugo è stato un atleta così così, poi un mediocre allenatore e, ora, è il Presidente di una squadra di calcio danese: il Fc Midtjylland. Non è tuttavia questo il motivo per cui Ankersen è famoso nel mondo. Lo è per aver pubblicato diversi libri tra cui The Gold Mine Effect, tradotto letteralmente "Effetto miniera d'oro". Questo lavoro è un saggio a metà tra l'antropologia e lo sport. Racconta di alcune esperienze di viaggio per conoscere e raccontare come e perché esistano alcune piccole porzioni di mondo dove i talenti riescono a esprimere il pieno del proprio potenziale, trasformandolo in prestazioni di eccellenza. Per la popolarità dei suoi libri, Ankersen viene considerato un "esperto di prestazioni di eccellenza", e questo lo ha fatto diventare un oratore richiestissimo sul tema.
L'oggetto dell'indagine è affascinante: Ankersen studia luoghi capaci di produrre grandi quantità di medaglie olimpiche. Per esempio, il Mvp Track&Field Club di Kingston in Giamaica (9 medaglie nelle gare di velocità dell'atletica leggera ai Giochi di Pechino), oppure il villaggio di Bekoji in Etiopia, regno dei mezzofondisti, la Corea del Sud, che produce il 35% delle migliori giocatrici mondiali di golf, il villaggio di Iten in Kenya, patria di un numero enorme di maratoneti o il Brasile, produttore di una quantità industriale di calciatori di altissimo livello.
Ci si aspetterebbe la descrizione di impianti di allenamento di eccellenza, ipertecnologici, centri di ricerca medica e scientifica all'avanguardia, condizioni straordinarie. Ankersen pubblica invece foto di vecchie sale pesi con attrezzi arrugginiti, piste in terra battuta e ragazzi che corrono a piedi scalzi. Anche in Italia è abbastanza facile pensare a "miniere d'oro" sportive, come Jesi per la scherma, Castellamare di Stabia per il canottaggio e, naturalmente, Recco per la pallanuoto.
La tesi finale di Ankersen è che il segreto del successo non sta nelle infrastrutture di qualità. Se ci sono è meglio, ma il vero fattore scatenante è una specie di mentalità collettiva che, a sua volta, si fonda su un elemento che si chiama contaminazione: il campione che ce l'ha fatta, si allena, sempre e senza eccezioni, a contatto con giovani talenti che si nutrono di quel rapporto quotidiano. Chi ce l'ha fatta si allena e fatica, tutti i giorni, di fianco a coloro che sognano di farcela, forgiando letteralmente la loro mentalità: insomma, lo straordinario potere dell'emulazione. Sono certo che nel laboratorio di Maurizio Felugo succeda qualcosa di simile. Non è una piscina più bella né una sala pesi perfetta che formano campioni. È quella mentalità che passa ogni giorno nel confronto con chi c'è riuscito, con i grandi campioni, quelli veri, che trasmettono la loro conoscenza in un solo modo: essendo esempi viventi. Dimenticavo: da domani la Pro Recco incomincia a Budapest la finale a sei di Champions League. Forza ragazzi!