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Recalcati, le rapide “alternative” di un lacaniano

Alfonso Berardinelli venerdì 1 dicembre 2017
Ogni volta che un intellettuale compare in televisione rischia schematismi, banalità, semplificazioni deformanti. Ma a volte si ha l'impressione che banalità e schematismo non siano colpa del mezzo televisivo e dei sempre evocati “tempi tirannici” che la regia o l'audience impongono. Chi ascolta vorrebbe in realtà capire meglio e con calma spiegazioni più esaurienti. In certi casi, non rari, lo schematismo è nella testa degli intellettuali intervistati e dibattenti. Qualche sera fa lo psicoanalista lacaniano ormai “maitre à penser” Massimo Recalcati, che scrive libri con la velocità con cui altri scrivono articoli, ne ha detta una grossa, più semplificante e deformante perfino del solito. Avendo appena pubblicato il suo libro Contro il sacrificio (Cortina editore), non ha resistito alla tentazione di farsi pubblicità lanciando sugli spettatori la sua psico-morale parola d'ordine, il suo primo comandamento. Ha detto più o meno quanto segue. Ci sono due tendenze, due visioni morali: la prima è quella cristiana, che esalta e valorizza il sacrificio come virtù fondamentale, la seconda è quella del maestro di Recalcati, interprete innovatore di Freud e molto filosofeggiante, Jacques Lacan, il quale combatte viceversa il sacrificio come un grave errore che nuoce alla vita e alla salute psichica. Interessante. Il signor Lacan, sofisticato ipnotizzatore di platee parigine trasgressive nei confronti del mondo ma religiosamente devote a lui, da solo o con l'aiuto di Recalcati sarebbe un'alternativa a Gesù, ai Vangeli, a secoli e secoli di cristianesimo, nonché alla vasta e varia influenza che ha esercitato al di fuori di ogni ortodossia. Senza cristianesimo, per esempio, non si spiega gran parte della cultura occidentale: non si spiega il sincretismo cristiano sia aristotelico che platonico del Rinascimento, non la pittura da Giotto a Caravaggio, non la musica sacra fino a Bach e oltre, non Sant'Agostino e Kierkegaard, né Dante e Dostoevskij, né Manzoni e Eliot. Non so cosa dice Recalcati nel suo libro, ma lo ritengo responsabile di quanto dice in televisione. Comunque ci si può e deve chiedere: sacrificare che cosa, a chi, perché, quando? Ma sacrificare il cristianesimo a Lacan, non mi sembra un buon affare. Ci si perde un po' troppo.