Realtà «aumentata» con le nuove tecnologie: non è disincarnata?
La cosa più importante che tolgono sono i giocattoli materiali e i giochi di strada (sostituiti dai videogiochi), la curiosità per gli altri in carne e ossa, per l'ambiente, gli animali. Il professor Rivoltella nota qualcosa di vantaggioso nella recente rivoluzione dei media. Si è passati dalle profezie anni Novanta sul "virtuale" come mondo parallelo a un tipo di protesi informatica (smart-phone, i- Pad ecc.) che invece di sottrarci alla realtà intensificano la nostra presenza e attività in essa. Alla realtà virtuale è succeduta perciò una realtà aumentata: «invece di invitarci a uscire dal mondo verso altri mondi, i media hanno deciso di entrare loro nel nostro (") protesi in grado di arricchire la nostra capacità di produrre e scambiare informazioni e di fare comunicazione».
Non riesco a reprimere un dubbio. Non credo che si tratti, come scrive Rivoltella, di soppesare l'«utilità effettiva» della realtà aumentata, ma di chiedersi se la realtà governata da questi media sia aumentata o invece mutata: diminuita, impoverita, smaterializzata. Se così fosse avremmo a che fare con un'esperienza "disincarnata" e con l'illusione di un'onnipotenza conoscitiva e comunicativa.