Prima ci si sposa e poi ci si conosce. Come procedura non è il massimo, ma questo è quello che impone la tv con programmi come Matrimonio a prima vista, ripartito ieri sera su Real Time con i primi episodi della nuova stagione. Come si sa, alcune persone si rendono disponibili per partecipare a un esperimento (lo chiamano così). In realtà lo fanno per prendere parte a un programma televisivo in cui si accetta (in nome dell’apparire per essere) di convolare a nozze (ovviamente rigorosamente civili) con un perfetto sconosciuto. A selezionare gli aspiranti (che si dice siano migliaia) e a formare tre coppie sono una sessuologa, un sociologo e un cosiddetto «life coach», ovvero (con un titolo leggermente presuntuoso) un maestro di vita. Con enfasi la voce fuori campo si augura che la scienza possa arrivare dove loro (i candidati sposi) non sono riusciti. Dopo la cerimonia, presieduta da un vero sindaco, le coppie vivono per un mese come marito e moglie, dopo di che decidono se restare sposati o divorziare. Quest’anno c’è la novità che le tre coppie celebrano il matrimonio insieme. Per cui a sposi schierati arrivano le spose, che non solo nessuno dei tre ha visto prima, ma al momento non si sa neppure a chi sono destinate. Ma questa, sia pure discutibile, è anche la parte se vogliamo più leggera (al di là dello sberleffo a un impegno come il matrimonio, anche solo civile). Il peggio arriva dopo, quando inizia la difficile convivenza tra due persone di fatto estranee. Non ci interessa sapere che fine hanno fatto le tre coppie di questa edizione. Sappiamo già che in passato ben pochi matrimoni al buio sono andati a buon fine. Del resto, il matrimonio è qui solo un gioco, anche se sarebbe meglio giocare con cose meno serie per non sminuire ulteriormente un atto già ampiamente svalutato.
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