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Razzisti, maleducati: stadi vuoti pieni di rabbia

Massimiliano Castellani domenica 31 gennaio 2021
Anche la maleducazione dei pallonari milionari è virale. Un poeta laureato, Alfonso Gatto, in era pre-paytv invocava «un microfono per agghindare tutte le maglie dei giocatori in campo ed apprezzarne educazione e proprietà di linguaggio». Reazione felina del poeta Gatto, pubblicata sul Giornale di Indro Montanelli all'indomani del “caso Correnti”. Difensore del Como, stagione 1975-'76, Correnti nei minuti finali in cui i lariani stavano clamorosamente battendo la Juventus, colto da eccesso di nervosismo, si lasciava sfuggire una bestemmia che l'arbitro Menegali puniva con un calcio piazzato in favore dei bianconeri. Tiro di Cuccureddu, deviazione di Fontolan, e fine dell'apoteosi comasca: 2-2 finale. Correnti scampò all'espulsione per blasfemia, peraltro sancita dall'art.12 comma D del regolamento, che contempla anche il calcio di punizione indiretto contro la squadra del bestemmiatore. Scenario avvilente che si ripropone negli attuali stadi deserti con la bestemmia che rimbomba in telecronaca diretta nelle case degli italiani. I bambini vi guardano e soprattutto vi ascoltano, caro Gigi Buffon. All'80' di Parma-Juventus del 19/12/2020, da maledetto toscano (carrarino di nascita) Buffon ha proferito il suo ennesimo moccolone che non fa più ridere neppure i suoi maggiori esegeti, “Gli Autogol”. È un blasfemo recidivo il Gigi nazionale, deferito per bestemmia al Tribunale Federale. «Le parole sono importanti», ricorda Nanni Moretti in Palombella Rossa. Rosso è il cartellino rimediato nel derby di Coppa Italia dal milanista Zlatan il terribile per aver rinfacciato riti voodoo alla mamma dell'interista Lukaku. A sua volta, il colored belga, di ceppo cristianissimo – quindi alieno a certi riti – , era da rosso pure lui (graziato) che ha risposto con una palla avvelenata all'indirizzo della moglie e di tutta la razza Ibrahimovic. Un teatrino triste di cui conosciamo i dettagli delle reciproche e abominevoli battute. Sappiamo meno invece della sceneggiata di Antonio Conte che in Udinese-Inter si è scagliato violentemente contro l'arbitro, il signor Maresca. Il tecnico nerazzurro avrebbe attaccato con un battistiano «Maresca, ancora tu» finendo poi con frasi incendiarie. Epiteti registrati dal referto arbitrale e dai muri del tunnel degli spogliatoi dello stadio friulano che ancora tremano dalla vergogna. Due giorni di stop e 20mila euro di multa per Conte che, almeno ha avuto il pudore di chiedere all'Inter di non fare ricorso. Bisogna fare ricorso invece a un maggiore controllo della Rete, dove gli insulti razzisti questa volta hanno colpito i due calciatori di colore del Manchester United, Alex Tuanzebe e Anthony Martial. Per i soliti idioti i due sarebbero i responsabili della sconfitta dello United con il fanalino di coda Sheffield, e quindi hanno pensato bene di rovesciargli addosso tutto il peggio del loro miserevole vocabolario da hooligans. Lì dentro ci sono quelle che Liliana Segre chiama – e condanna – le «parole dell'odio», le stesse che dalla strada entrano negli stadi vuoti, eppure sempre pieni di rabbia.