Donne moderne, non c'è dubbio, che hanno preferito il lavoro alla famiglia. Donne libere, coraggiose e caparbie, ma incomplete, sentimentalmente fragili, forse infelici, con qualche scheletro familiare nell'armadio. È questa l'immagine che le fiction stanno dando delle numerose donne poliziotto che popolano la tv. È così anche l'ultima arrivata: Lolita Lobosco, alias Luisa Ranieri, vicequestore di un commissariato di Bari, nella serie Le indagini di Lolita Lobosco, la domenica in prima serata su Rai 1. Nel vederla è tornata alla mente la recente Petra Delicato, ispettore della Mobile di Genova interpretata su Sky da un'inedita Paola Cortellesi, ma anche la più lontana Valeria Ferro (Miriam Leone), della Squadra omicidi di Torino (Rai 3). Poliziotte che a volte, nonostante la bellezza naturale, rinunciano alla propria femminilità. Petra è corrucciata e rigida. La Ferro perennemente in jeans, golfino grigio e capelli legati. Ma Lolita, al contrario, è sensuale, viaggia su tacchi a spillo, si trucca, scioglie spesso i capelli al vento con un pizzico di malizia. E non è un caso che la prima inquadratura, ma anche la prima battuta, siano dedicate a un capo di biancheria intima. In questo Lolita, pur risolvendo casi di omicidio come le colleghe ed avendo caratteristiche comuni, è molto diversa da loro. Nel complesso anche la serie, oltre il giallo, vira verso il rosa e la commedia, mettendo alla berlina soprattutto gli uomini e i loro pregiudizi sulle donne. Di simile in tutte queste fiction, comprese quelle non poliziesche, resta il ruolo delle città, che diventano in qualche modo coprotagoniste. La Bari di Lolita è da cartolina. Non è invece da manuale il barese imposto alla protagonista. E non è la sola cosa a non convincere del tutto nonostante il successo di pubblico: oltre 7 milioni e mezzo di telespettatori per la prima delle quattro puntate. Un record per questa serie prodotta in parte in casa dalla Zocotoco di Luca Zingaretti (marito della Ranieri) con Bibi Film Tv e Rai Fiction per la regia di Luca Miniero.