Meno male che Riccardo Iacona c’è. È rimasto con Presa diretta al suo posto, anche come giorno e orario (lunedì in prima serata su Rai 3). Non è poco nel generale fuggi fuggi dalla Rai (provocato o volontario) seguito all’insediamento del Governo Meloni e della conseguente nuova dirigenza della tv pubblica in base alla mai cessata lottizzazione e all’interferenza dei partiti nella gestione della Rai. Ma qui non ci interessa la questione politica e nemmeno come la pensi Iacona, anche se, sicuramente, non la pensa come l’attuale maggioranza alla quale va dato atto, almeno in questo caso, di non aver interferito su Presa diretta. Qui ci interessa ribadire quanto siano importanti i programmi giornalistici d’inchiesta in contrapposizione alle tante, troppe e sguaiate chiacchiere dei talk show. Tra l’altro, per questa ripartenza, Iacona, che guida una buona squadra di giornalisti, è sceso in campo in prima persona realizzando un reportage dalle zone alluvionate dell’Emilia Romagna, con immagini anche inedite, per una puntata dedicata agli eventi climatici estremi («Stato di calamità permanente») con il preciso intento di contrastare i «politici ecodubbiosi» o comunque chi continua a negare i cambiamenti del clima provocati dall’azione dell’uomo. Non è mancata nel contesto la critica al Governo nazionale per i risarcimenti non ancora arrivati, anche se (pure questo va detto) l’intervento del presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, in collegamento in diretta con lo studio, è sembrato all’inizio un piccolo comizio (nemmeno poi così piccolo: sei minuti) senza interlocuzione. C’erano problemi di audio (Bonaccini forse non sentiva Iacona), ma l’impressione, e non solo l’impressione, è che i politici, con l’abitudine generata dall’uso dei social, tendono in televisione a voler pontificare evitando il contraddittorio.
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