Un sacco per cadaveri, un braccialetto ripescato in una piscina, una giovane donna arrestata, i lampeggianti delle auto della polizia fuori da una villa lussuosa, una donna di una certa età che dice che la bambina che ha con sé continua a chiedere della mamma e non sa cosa dirle. Poi, dopo questo rapido montaggio iniziale, il solito espediente, ormai stucchevole, del flashback che racconta tutto quello che è successo prima e spiega perché si è arrivati a quel momento. Nel caso in questione, la miniserie australiana Spirale di bugie (giovedì e venerdì su Rai 2), il racconto riguarda una coppia benestante, Anna e Jake Fallmont, che, per recuperare il matrimonio in crisi, decide di trasferirsi con i due figli piccoli dall’Inghilterra in Australia, Paese d’origine di Jake. Nella nuova grande casa arriva anche la giovane e bella Becky per fare da babysitter ai due bambini. Nel frattempo Anna, una donna fortemente ossessionata, comincia a nutrire il sospetto che Jake la tradisca con la sua assistente, e si confida con Becky. In realtà il marito la tradisce proprio con la giovane babysitter già dai tempi dell’Inghilterra. Nasce così un triangolo di opachi rapporti di forza perché nella mente di ciascuno dei tre personaggi c’è un piano per escludere uno degli altri. Ma per evitare spoiler (anche se la serie si è conclusa ieri sera su Rai 2 ed è sconsigliabile recuperarla su RaiPlay) non riveliamo chi c’è e perché in quel sacco per cadaveri. Diciamo solo che il regista Scott Major si affida a soluzioni facili per creare tensione, a un ossessivo ripetersi di sospetti, bugie, tradimenti e persino a giochi erotici come unico elemento che in negativo può distinguere la serie australiana da qualsiasi soap opera. In definitiva, se questa è una delle poche novità d’inizio stagione estiva, dobbiamo ammettere che serve solo a far apprezzare le repliche già avviate.
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