La Rai e il calcio non vanno più d'accordo da tempo. Almeno da quando le pay tv, a suon di diritti acquistati, si sono assicurate l'esclusiva dei campionati maggiori e delle coppe europee. Il tifoso vede in diretta e per intero le partite che vuole. Basta pagare. Tutto il resto sono chiacchiere. La Rai patisce. Si arrangia come può, ma i risultati sono scarsi. Un tempo con Quelli che il calcio ci si accontentava di guardare chi guardava le partite. Era comunque un collegamento diretto con lo stadio. L'emozione in qualche modo si trasmetteva. Quelli che il calcio esiste ancora. La formula è molto diversa. Ora funziona come show. Il problema sono i vecchi e tradizionali appuntamenti calcistici come Novantesimo minuto, che è tornato anche mercoledì sera in occasione del turno infrasettimanale del campionato. Andato in onda abbastanza tardi ha avuto la possibilità di far vedere i gol, cosa che può fare soltanto un'ora dopo il fischio finale. Così è stato almeno per Juventus-Spal. Ma il quadro completo delle altre partite lo ha dato soltanto da mezzanotte in poi, quando sugli altri canali si era già visto fino all'ultimo replay e si era già discusso di tutto, persino del bagaglio tecnico del fluidificante. Per contratto, però, Novantesimo minuto può avere gli allenatori al microfono, ma dopo che hanno fatto il giro delle pay tv. Lo si vede benissimo dall'aria scocciata di dire per la terza volta le stesse cose. Da segnalare, infine, l'assenza (domenica e mercoledì) di Paola Ferrari, che quest'anno conduce la rubrica sportiva di Rai 2 con Alberto Rimedio. «Tornerà domenica prossima perché alle prese con altri impegni professionali», ha spiegato Rimedio. Strano, però, che un conduttore televisivo abbia impegni professionali che passano avanti al suo impegno fisso alla conduzione di un programma. Ma se Novantesimo arranca, nonostante i tentativi social e le pagelle del migliore e peggiore in campo (a quale pro?), le cose non vanno meglio per l'unica esclusiva rimasta, quella della Nazionale, che viene sfruttata male con telecronache e commenti fiacchi affidati tra l'altro a un numero impressionante di giornalisti (in studio, in tribuna stampa, a bordo campo, a bordo spogliatoio...) con vecchie cuffie alla Tonino Carino, tanto per citare i tempi mitici di Novantesimo minuto.