Via Crucis in contemporanea su Rai 1 e Rai 3? Non proprio, ma quasi. Venerdì, mentre da una una parte andava in diretta la rievocazione della Passione con il Papa in Piazza San Pietro, dall'altra scorrevano le immagini del film documentario di Domenico Iannacone, L'Odissea, con “poveri Cristi” in cerca di riscatto: i matti. Ma poi, a pensarci bene, chi non lo è un po', matto... «Io lo sono. E tu?», si leggeva nelle felpe degli attori del Teatro Patologico, creazione di Dario D'Ambrosi, attore e regista, che all'interesse per le scene ha aggiunto quello per le malattie mentali facendosi internare per tre mesi in un istituto psichiatrico. Il caso vuole che sia anche apparso nel film di Mel Gibson La passione di Cristo, ma questa è solo una coincidenza. Anche se, in fatto di passione (ma con altro significato), D'Ambrosi ne ha da vendere nel lavorare con attori affetti da disagio psichico e che Iannacone racconta con il suo stile inconfondibile, a immersione totale, anche fisica, sempre pronto a tirarsi indietro quando è il momento di lasciare ai suoi interlocutori la macchina da presa che lui guida con Lorenzo Scurati. È così che L'Odissea che sta per essere messa in scena diventa un viaggio nel viaggio, la storia di una rappresentazione metafora dell'esistenza di esseri fragili che traggono forza dal fare teatro e dallo stare insieme, realizzando un'esperienza di integrazione senza precedenti e che rischia di finire per mancanza di sostegno economico. Sarebbe un delitto. L'Odissea che alla fine viene recitata sulla riva del mare è di una forza drammatica notevole, al pari della vita di persone che non chiedono altro che essere accettate per quello che sono e magari di essere accompagnate per mano quando c'è bisogno. Intanto, chi vuol capire qualcosa sulla disabilità mentale, se non l'ha visto, vada a vedersi su RaiPlay questo bellissimo racconto tra sofferenza e speranza a firma di uno dei giornalisti che sta facendo fare a Rai 3 la differenza anche con il ritorno il lunedì in seconda serata della nuova serie di Che ci faccio qui.
