In questi giorni è capitato più volte di ragionare sulla programmazione estiva della Rai, in particolare della rete ammiraglia, che continua a suscitare non poche perplessità. Ad esempio, con tutto il rispetto e la stima per Raffaella Carrà, non crediamo che il modo migliore per ricordarla sia replicare pari pari il suo Carramba! Che sorpresa (dal 13 luglio su Rai 1). Così come ha poco senso aver dato ieri sera in replica in prima serata, sempre su Rai 1, la partita di calcio Italia-Inghilterra di cui ormai abbiamo visto anche il colore degli occhi dei guardalinee. E per di più a ruota del documentario Sogno azzurro, la strada per Wembley. Anche in questo caso, con tutto il rispetto e mettiamoci pure l'entusiasmo per la straordinaria vittoria degli Azzurri, non si vive di soli Europei di calcio. Ci siamo comunque consolati con un paio di programmi giornalistici (Cose nostre su Rai 1 e Il fattore umano su Rai 3) e ci consoliamo, a questo punto alla grande, con il ritorno di Superquark (Rai 1, mercoledì alle 21,20) a quarant'anni dal debutto di Quark, il 18 marzo 1981, che segnò l'inizio della divulgazione scientifica in tv e inaugurò l'era Angela, quella di Piero a cui nel corso del tempo si sarebbe affiancato con successo e programmi propri il figlio Alberto. Quarant'anni dopo, con oltre 92 sulla carta d'identità, Piero Angela si presenta ancora con il suo stile signorile, pacato e rassicurante, sapiente ma non supponente e ci accompagna in serate in cui con un linguaggio piano e accessibile (pensiamo, ad esempio, anche alla spiegazione l'altra sera della transizione ecologica) si parla di scienza, di storia, di tecnologia, ma soprattutto di natura e di animali a partire dal documentario d'importazione (questa volta la serie della Bbc Un pianeta perfetto) che ogni volta apre Superquark e ci impone di chiederci come sia stato possibile realizzare immagini così eccezionali.