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RAGIONE E PASSIONE

Roberto Mussapi mercoledì 1 agosto 2012
«La voce della passione è migliore di quella della ragione,/ Poiché gli impassibili non sanno cambiare la storia». In questi due versi il grande poeta polacco Czeslaw Milosz fissa una verità evidente, che la poesia ha sostenuto in tre secoli di dominio della cultura razionalista e poi scientista. Dall'illuminismo in poi il culto della ragione si è trasformato, nel mondo occidentale, in una sorta di religione priva di pathos ma rigidamente fondamentalista. Il risultato è noto: i campi di sterminio, la bomba atomica, la manipolazione genetica sono alcuni frutti di questa religione perversa, che nelle sue forme estreme cancella il suo fondamento, la ragione, per natura prudente e umile. Di conseguenza le mozioni della passione, del cuore, sono state relegate nella riserva dei facili sentimenti, delle canzonette sdolcinate, della poesia che arriva a tutti perché non svela niente. Mentre il compito dell'uomo è la conquista della semplicità, impresa non facile ma anzi ardua, possibile solo a patto che il mondo della passioneregoli quello della ragione. Così fu per Goffredo Mameli e gli altri patrioti italiani, così fu per Gobetti e Martin Luther King, perGandhi, Karol Wojtyla e Cristoforo Colombo: uomini chenon difettavano di ingegno, raziocinio e cultura: ma sottomessi al cuore e alla passione.