C’è un dato che riguarda i giovanissimi e che fa paura: bulimia e anoressia causano più di quattromila morti l’anno. In particolare l’anoressia è la seconda causa di morte tra gli adolescenti dopo gli incidenti stradali. Di fatto è un’emergenza sociale. Ci si ammala sempre di più e sempre prima. Anche per questo il 15 marzo, dal 2012, si celebra la Giornata nazionale contro i disturbi del comportamento alimentare. Nella circostanza, ieri in seconda serata, Real Time (canale 31 del digitale terrestre) ha proposto il documentario Vite sottili, un viaggio tra malattia e speranza condotto da Maite Carpio all’interno dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma dove ogni giorno un’apposita unità combatte l’anoressia nervosa. Sulla base di un’esperienza personale, la regista di origine spagnola, attiva da molti anni in Italia, racconta, facendole parlare direttamente, la storia di tre ragazzine in cura al Bambino Gesù. Impressiona sentire una di loro affermare che tutto sommato si può vedere la malattia in modo positivo: «Nonostante le difficoltà, sei felice perché dimagrisci». La stessa che ha iniziato a contare le calorie a 9 anni e che, quando l’hanno ricoverata d’urgenza in ospedale, si preoccupava di quante calorie contenesse la flebo che la teneva in vita. Drammatiche anche le testimonianze dei genitori che spesso si sentono in colpa per essersi scontrati con le loro figlie, credendole in preda a capricci adolescenziali, senza capire che invece erano malate e che chiedevano soprattutto comprensione. In ogni caso, almeno queste tre famiglie si sono affidate a uno staff medico d’eccellenza e hanno accettato di raccontarsi in televisione nella speranza che la loro storia possa essere d’aiuto ad altri, considerato anche che i disturbi alimentari sono in crescita per effetto della pandemia.
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