Un film di questi giorni, il messicano La gabbia dorata di Diego Quemada-Diaz, racconta di 4 ragazzi che dal Guatemala si mettono in cammino verso gli Usa, per loro Paese del sogno, dell'utopia. Le distanze sono enormi, ma c'è un punto d'arrivo, uno scopo. Uno dei 4 decide di fermarsi in un villaggio messicano, la ragazza è violentata da una banda di criminali del genere narcos, il ragazzo indio viene ucciso dalla polizia quando infine i due sopravvissuti riescono ad attraversare la frontiera e a entrare clandestinamente nel Paese del Sogno; e l'ultimo lo vediamo, solo e disperato, nell'ultima sequenza del film sguattero in un mattatoio. Tra bestie massacrate, così come massacrati sono stati i suoi amici, e migliaia e migliaia di giovani nel mondo più povero. Non tutti i giovani sono eguali nel mondo, e non tutti i bambini. Non stiamo parlando dei figli dei super-ricchi eredi di un potere oligarchico ed esclusivo ma di una gioventù «normale», che bensì si divide tra coloro che ancora godono di privilegi in quanto figli di garantiti, abitanti dei Paesi più ricchi, e coloro che crescono nei Paesi dove miseria e disperazione sono il pane quotidiano. Questa distinzione essenziale va tenuta sempre presente quando di giovani e di bambini si parla. C'è un terzo tipo di giovane che un film recente ha raccontato, il cinese Il tocco del peccato di Jia Zhang-khe. In uno dei 4 episodi sulle reazioni dei singoli alla violenta mutazione del Paese, un adolescente che deve scegliere tra il lavoro abbrutente in una fabbrica e quello di cameriere in una sorta di bordello di lusso, mentre la madre lo tempesta da lontano chiedendogli soldi soldi soldi, finisce per suicidarsi, buttandosi – e si pensa al ragazzino di Germania anno zero di Rossellini – dall'ultimo piano di un casamento-alveare. Ma non è solo a questo che La gabbia dorata fa pensare, è all'attualità di un modello narrativo che viene dalle sacre rappresentazioni medievali e dal Pilgrim's Progress di Bunyan e da cose più moderne come La leggenda di ognuno di Hofmannsthal o La via del cielo di Sjoberg e Lindstrom: il viaggio che è del corpo come dell'anima alla ricerca di salvazione, viaggio estremamente concreto che appare nuovamente anche sacro.