La scuola è impotente. No, la scuola fa molto e potrà fare di più. I ragazzi sono in gran parte perduti. No, la maggioranza dei ragazzi è in salute, intelligente e generosa. Chi ha ragione? Forse tutti, dipende dal punto di vista. A scrivere di più di ragazzi, giovani e malessere è senza dubbio la “Stampa”. Ultime puntate: la scrittrice Paola Mastrocola (6/6) non si stupisce di maltrattamenti e aggressioni. Ma allarga la responsabilità dai ragazzi agli adulti: «Non amiamo le leggi, le regole, i divieti, ogni forma d’imposizione. Non tolleriamo più nulla che restringa l’ampiezza smisurata della nostra libertà e dei nostri capricci, qualsiasi uzzolo frivolo e passeggero ci sfiori la mente». Così per la scuola è impossibile svolgere la propria missione: «Non è disagio giovanile. È cultura dell’illimite. Insopportazione continua di ogni cosa che limiti o dispiaccia, restringendo il campo dell’azione e del piacere».
Il giorno dopo (7/6) le replica il maestro Franco Lorenzoni – autore del recente Educare controvento – da un punto di vista molto diverso: «Ha senso dire che ragazzi e ragazzi sono incontenibili, prepotenti e violenti per la troppa libertà che gli concediamo? Per gli effetti nefasti della “cultura dell’illimite”? Non sarà vero piuttosto il contrario? Non sarà che proprio gli orizzonti angusti dei lavori precari e sottopagati che li attendono rende opache le loro aspettative e accerchia e avvilisce il loro immaginario, in un paese saldamente nelle mani di generazioni anziane assai poco lungimiranti?». Titolo: «Il disagio dei ragazzi e la solitudine degli insegnanti».
Chi è più convincente tra Mastrocola e Lorenzoni? La prima, il secondo, tutti e due o nessuno dei due? Materia difficile, vasta e complessa, non riducibile a una battuta, assai poco maneggevole in un talk-show. Intanto Francesco Merlo sulla “Repubblica” (7/6) ricorda la professoressa Elisabetta Condò, «accoltellata e dimenticata», e tutti gli insegnanti – vedi Lorenzoni – lasciati soli: «La preziosa fatica dei loro gesti minuti, anche a difesa del decoro, è la forza della scuola e della democrazia italiane (...). Sottopagati, senza le luci della tv né il conforto della politica, sono gli eroi muti d’Italia». In attesa dell’aumento di stipendio, i prof si accontentino di questo pieno di retorica.
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