Raboni grande critico in miniatura: in poche righe concentrava il meglio
Il paradosso è che quando un vero critico si mette totalmente al servizio del lettore e sembra castigare se stesso, può succedere che dia il meglio di sé. Nel testo autoriflessivo che conclude il libro, Raboni dice: «Il recensore non deve fare sfoggio del proprio talento stilistico o, come si tende a dire oggi con una parola che detesto, della propria creatività». Ma nonostante l'umiltà programmatica della prosa critica di Raboni, è proprio la sua straordinaria perizia stilistica di poeta ciò che lo aiuta di più. Il poeta fa economia di parole, punta all'essenziale. Distribuisce i significati primari, secondari e concomitanti di parola in parola, di sillaba in sillaba, in ogni minimo movimento sintattico. Raboni aveva un genio speciale nel risparmio di energie mentali e verbali, nonché nel creare una dinamica formale che era altrettanto istintiva che perfetta. Non metteva in moto idee e argomenti se non per un uso istantaneo e sorprendente. Come i gatti, Raboni, senza sforzo, cadeva sempre in piedi: pura precisione e musica onnipresente della semplice prosa. Se sbagliò in altro, Raboni nello stile non sbagliò mai.