Quando uscì Porci con le ali, Elsa Morante mi disse che leggerlo le aveva dato, per contrasto, l'idea di scrivere un breve romanzo, piuttosto un racconto lungo, per far capire ai giovani di quegli anni (i Settanta) cosa fosse l'amore. E cosa potesse e dovesse ancora essere. Non so se nelle sue carte rimane quell'idea, di cui mi parlò più di una volta per poi dimenticarla. Aveva scritto da poco La storia e aveva voglia di intervenire, di dialogare con i più giovani pensando a un «mondo salvabile dai ragazzini». Pensava ancora possibile reagire positivamente a uno stato di cose che, precipitando nel terrorismo e nell'uccisione di Moro, le dimostrarono quanto il dialogo fosse ormai impossibile. Mi è rimasta una forte curiosità su questo progetto, e mi pento di non aver spinto la mia amica a dirmene di più (e se me lo ha detto, confesso di aver dimenticato). E penso a volte a cosa avrebbe potuto essere, rileggendo Il mondo salvato dai ragazzini, o i sogni di Arturo e del Ninuzzu della Storia. Ma penso anche, è ovvio, al modo in cui s'intendeva l'amore negli anni in cui sono cresciuto, che erano di grande repressione sessuale (gli anni delle "case chiuse", di una condizione di soggezione femminile ben più tremenda, nel nostro Paese, di quella odierna per pregiudizi e violenze), ma anche di un'ingenua poesia da "poveri ma belli", e oltre le schermaglie dei primi incontri, di un'idea di coppia solida e duratura. Penso al modo in cui l'amore veniva cantato dalle canzonette del tempo, da Claudio Villa ai napoletani, e poi da Gino Paoli a Mina, e sembrano passati secoli. Ho cercato se esistevano studi, inchieste sul modo di intendere l'amore nelle giovani generazioni degli anni duemila, ma le bibliografie da internet non ne rivelano, mentre ci sono un sacco di scemenze scritte da esperti e consiglieri al cui confronto la Contessa Clara (Irene Brin) era di mirabile saggezza! E se mi capita di guardare le trasmissioni televisive dove di questo si parla e si urla, rabbrividisco. Com'è caduta in basso, l'immagine dell'amore, anche se, dai giovani che conosco, vengo poi a scoprire che le pene sono sempre le stesse, come gli entusiasmi. I sentimenti ancora si somigliano, ma non si somigliano le pratiche né le idee. E «tutto questo è molto triste», come diceva Peter Pan guardando dal fuori di una finestra cosa accadeva in una comune famigliola, nonostante tutto felice.