«Pietà l'è morta», dice un canto della Resistenza. Morta e sepolta, ma non nel mare dove riposano migliaia di migranti dall'inferno dei loro Paesi, colpevoli solo di aver sperato in una vita migliore. Morta nei ricchi di incomprensione e di egoismo, nei "ricchi in spirito", che nessuno chiamerà mai beati. Ecco alcuni stralci di un articolo comparso giovedì 3 su ilfoglio.it, edizione on line di Il Foglio cartaceo: «Li ha uccisi la non indifferenza. Quindi non li ho uccisi io, che all'africano mendicante davanti al Conad non sgancio nemmeno i centesimi che mi danno fastidio in tasca, che all'asiatico ambulante che ogni sera in vineria tenta di piazzarmi una rosa non offro nemmeno uno sguardo […] I cento o duecento o non so quanti morti di Lampedusa li ha uccisi la non indifferenza ovvero l'illusione dell'accoglienza […] Ad esempio da Enrico Letta che seguendo la moda […] ha nominato una ministra congolese […] E da tutti coloro che li chiamano "migranti", parola carica di pregiudizio positivo, parola poetica, di risonanza carducciana […] Se li avessero chiamati correttamente invasori […] e se la notizia di questa definizione si fosse diffusa oltremare, molti dei cento o duecento o non so quanti morti sarebbero ancora vivi, non sarebbero mai partiti temendo un'accoglienza di dobermann e fucilate, anziché di sorrisi e mense, volontari e preti. E ora li si illude ancora […] Insiste a illuderli Napolitano parlando di "strage degli innocenti". A parte che nessuno è innocente ("Nessuno è buono", Marco 10,18), […] Gli italiani brava gente, gli italiani de core, sono loro gli stragisti». Firmato Camillo Langone.SCRITTURA CREATIVACi voleva anche lo scrittore iraniano Reza Aslan, musulmano, convertito al cristianesimo, tornato all'islam, che ora in America insegna storia delle religioni e "scrittura creativa", per spiegarci, anche lui come Corrado Augias, chi era davvero Gesù. Dall'ampia recensione di un suo libro (Il manifesto, 29 settembre) risulta che Aslan mostra assai bene, forse a sua insaputa, che cos'è la «scrittura creativa». Gesù, egli afferma, era «un povero pescatore analfabeta», che però «presumibilmente andò da giovane a lavorare alla costruzione dei grandi edifici promossa da Erode Antipa». «Dopo aver dichiarato la non attendibilità delle narrazioni contenute nei libri del Nuovo Testamento e quelli esclusi a suo tempo dal canone», spiega che, da grande, Gesù fu «un capopopolo ispirato, un ebreo ligio alla legge mosaica ma ribelle contro la casta sacerdotale, una specie di Che Guevara, trasformato da Paolo in un dio in terra». Era, insomma uno "Zealot" (titolo del libro: significa «fanatico zelatore»). Scrive il recensore che il libro «serve a farci capire, sia pure indirettamente, qualcosa della storia di Gesù e dei suoi primi seguaci». Non ha capito la «scrittura creativa».TRA 100 ANNI O ADESSO?Michio Kkù, 66 anni, fisico teorico nippo-americano, spiega largamente su Panorama (numero in edicola) «Come vivremo tra cento anni» ed esclude che si tratti di «fantascienza»: «Energia pulita senza limiti, levitazione magnetica, (quasi) immortalità, eterna gioventù» ma soprattutto «non dovremo più lavorare». A parte la noia e considerata la crisi, gli chiederemo se non ritenga che sarebbe meglio se studiasse come si possa vivere meglio oggi.