Rubriche

Quelle tragedie davanti alle quali nessuno può sentirsi estraneo

Maria Romana De Gasperi sabato 29 ottobre 2016
Avevo messo un po' di ordine nella libreria del mio studio dove arrivano volumi di storia attuale o antica con la preghiera di farne recensione, quando mi siedo stanca sulla mia poltrona davanti alla televisione. Erano le 19 e 10 quando d'improvviso sento una lunga scossa, non penso ad alzarmi o a fuggire, guardo i braccioli della poltrona che tremano e come sotto l'impressione di una ipnosi non chiamo nessuno. La trasmissione che seguo alla tv continua senza interruzioni e mi dà la sensazione di aver sognato quel movimento estraneo. A Roma piove da qualche ora mentre nel quartiere dove abito arriva solo il rumore di una macchina che cerca un posteggio vicino. Finalmente ecco una trasmissione che parla di un nuovo terremoto che colpisce Ussita, Camerino, Castel Santangelo e altri paesi. Noi possiamo appena immaginare la paura di chi deve fuggire all'aperto sotto la pioggia, nel buio più completo. Cerco informazioni da altre stazioni televisive ma è troppo presto per saperne di più. Alle 21.18 un'altra scossa scuote di nuovo la mia poltrona e allora ricevo un paio di telefonate da altre zone della città. Tutti hanno sentito il tremare della terra, ma pare non ci sia stato nessun problema. Strana la sensazione che si prova quando qualcosa più forte di te sembra toglierti l'iniziativa. In fondo, ho pensato, ho già vissuto tanti anni, se finisce così va bene, non ho più nessuno da salvare. E ho dimenticato in un attimo tutto quello che la mia famiglia, la mia Chiesa, la mia società mi aveva insegnato: il dovere dell'accoglienza, l'imperativo della carità, il soccorso della preghiera, quell'istinto della comunità che ci porta a riconoscerci tutti uguali davanti al bisogno e al dolore. Ognuno di noi in realtà può fare qualcosa per le popolazioni colpite. Gli antichi attribuivano il terremoto all'ira degli dei per il loro peccare e offrivano doni e lacrime per pagarne il conto. Se dovessimo oggi fare l'inventario delle nostre guerre, della corruzione, la perversione e l'immoralità sostenuta dalla forza delle armi, troveremmo giusta anche l'ira di un dio che guarda dall'alto. Ma sappiamo che non è con questo che si paga il male, ma con la cosciente offerta del dolore, con l'amore per il prossimo, con l'aiuto di un sorriso di pace.