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Quelle storie di sabbia che il vento porta lontano

Mauro Armanino martedì 12 giugno 2018
La sua compagna si chiama Princess, Principessa. Dopo essersi conosciuti in Algeria, da lì sono partiti assieme. Williams Harris è nato in Guinea Bissau, che di Stato porta solo il nome, con quello delle agenzie umanitarie che, assieme alla droga, ne permettono la sopravvivenza. È di padre originario della Guinea e di madre liberiana, con lei passa l'infanzia alla morte del padre. Scappa dalla Liberia quando il sergente Samuel Doe con un colpo di stato cruento prende il potere nel 1980.
A dieci anni fugge nella vicina Costa d'Avorio con la madre, e lì ha il tempo di studiare nel campo dei rifugiati a Guiglo. Col diploma nei piedi torna in Liberia, passa in Guinea, solca il Senegal e raggiunge la Mauritania le cui frontiere sono blindate dall'Europa. Non gli resta che navigare nella sabbia dall'Atlantico al Mediterraneo.
Williams si arma di sana follia e, dopo aver passato Mali, Burkina Faso e Niger, raggiunge l'Algeria nel 2011. Incontra Princess e con lei parte verso la Libia nel 2016. Diallo aveva studiato da veterinario, ma in Guinea Conakry, e in patria aveva lavoro. Gli amici gli consigliano l'Algeria e Diallo pensa alla fattoria degli animali che incontrerà nei pressi di Algeri. Già il viaggio era cominciato male. A Bamako, capitale del Mali, un ufficio specializzato per migranti con denaro, gli aveva promesso un viaggio sicuro fino alla capitale e anche più in là, in Europa, se solo lo avesse desiderato.
Pagato il biglietto, trovato l'inganno. Appena fuori dalla città di Gao, i ribelli, affiliati all'ufficio viaggiatori, si trasformano in doganieri armati e lo sequestrano fino a risarcimento compiuto. Diallo chiama la famiglia ignara del suo esodo, e per telefono, si fa mandare la somma richiesta dai rapitori. Arriva squattrinato ad Algeri e, tramite un conoscente, trova lavoro in una fattoria che alleva polli.
La fattoria degli animali nella quale sognava di lavorare si materializza, e Diallo può finalmente esercitare il mestiere per cui ha studiato. Si raccolgono e vendono uova, si produce carne da smerciare sul promettente mercato della capitale, con prodotti locali. Passano 8 mesi e Diallo, dopo aver inutilmente chiesto il salario è licenziato.
Quanto a Williams e a Princess, si trovano ormai in Libia con l'idea di fare la traversata del Mediterraneo proibito. Tentano nei pressi di Bengasi senza successo, con
una nave che non parte mai. In seguito, si spostano a Tripoli e sono entrambi detenuti in un centro per 7 mesi. Con soldi e altri artifizi, Williams e Princess riprendono insieme la strada, stavolta del ritorno. Niamey, dopo Agadez, è tappa obbligata, con borse vuote e occhi pieni di passato. Stanchi, ammalati, persi tra le frontiere mobili del Sahel, cercano un futuro che avevano abbandonato anni prima. Williams dice che un sogno lo accompagna da tanto tempo e lui crede nei sogni. Si vede cantare di pace davanti a sterminate platee, nello stile dei gospel del suo Paese materno, e afferma che quella è la missione che Dio gli ha affidato da sempre. Che tutto ciò che ha sperimentato e sofferto, nei suoi 38 anni di vita, doveva servire proprio a quello. Cantare per cambiare il mondo assieme alla Principessa, più volte violentata durante la detenzione in Libia. Chiede una preghiera e, prima di partire, il numero di telefono in caso cambiasse idea.
Diallo cerca un'altra fattoria degli animali, ma nel suo Paese. Ha studiato e praticato il mestiere di veterinario e dice che stavolta troverà senz'altro un buon lavoro pagato. Gli animali nel Sahel non mancano e neppure le fattorie per i veterinari rientrati, con esperienza di lavoro, dall'Algeria. Diallo torna anche per occuparsi dei figli per i quali era partito. La più piccola si chiama Mariam, ha tre anni e vorrebbe essere grande come Aicha che di anni ne ha undici. Nella sola borsa che gli resta, Diallo ha nascosto polvere e regali, li ha messi da parte per la festa del Ramadan ormai vicina.
Niamey, giugno 2018