L’oro non è solo icona di ricchezza e fasto, ma anche di purezza e di perfezione. E come l’oro, agli occhi del mondo, dovrebbe apparire il Vangelo, con la sua forza dirompente, che è preziosa radice di futuro perché essenziale, purificata dal fuoco dell’amore infinito di Dio reso visibile nella vicenda di Cristo. E fu proprio così che san Giovanni Crisostomo, vescovo e dottore della Chiesa, comunicò il messaggio ai suoi contemporanei. Con la sua «bocca d’oro» (termine che contiene il senso letterale del suo nome) pronunciò parole provocatorie per le coscienze di coloro che avrebbero preferito fare del loro ministero uno strumento per procurarsi privilegi. Nato ad Antiochia, forse nel 349, Giovanni aveva trascorso tre anni nel deserto prima di diventare sacerdote per l’imposizione delle mani del vescovo Fabiano. Nel 398 fu il successore del patriarca Nettario sulla cattedra di Costantinopoli, dove allargò il suo impegno all’evangelizzazione delle campagne, oltre che alla difesa della retta fede di fronte alle eresie del suo tempo. Da ottimo predicatore si fece conoscere ben presto per i suoi severi richiami a una vita più coerente da parte soprattutto dei monaci e degli ecclesiastici spesso vittime del fascino della ricchezza e degli agi del mondo. Le sue intemerate suscitarono diversi malumori e le sue parole “accese” gli costarono due esilii. Fu deposto da un gruppo di vescovi capeggiati da Teofilo di Alessandria; richiamato dall’imperatore Arcadio, venne di nuovo esiliato, prima in Armenia e poi sul mar Nero dove morì nel 407.
Altri santi. San Giuliano, martire (III-IV sec.); San Maurilio di Angers, vescovo (V sec.).
Letture. Romano. Col 3,1-11; Sal 144; Lc 6,20-26.
Ambrosiano. 1Gv 3,17-24; Sal 111 (112); Lc 17,7-10.
Bizantino. Eb 3,1-4; Mt 16,13-19.
t.me/santoavvenire