Quella terribile auto-nemesi femminile
RIGOROSOLa Costituzione dice (art.30) che «è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli», ma una decisione della Cassazione (5 novembre 1998, n. 11.094) aveva già definito «irrilevante la questione di legittimità costituzionale» dell"articolo 5 della legge 194, «che individua nella donna l"unica titolare del diritto di interrompere la gravidanza senza attribuire alcun peso alla contraria volontà del marito». Adesso anche il Tribunale di Monza ha confermato il principio con una sentenza che l"avvocato Cesare Rimini definisce «rigorosa» (Corriere della sera, martedì 31). Sarà pure «rigorosa», ma niente potrà convincere le persone di buon senso che questa nuova sentenza, che annulla la paternità e ne ridicolizza i diritti, risponda alla logica della natura e della Costituzione. In breve: un marito e padre aveva chiesto la separazione e i danni da addebitare alla moglie, perché costei, scrive Rimini, «avrebbe violato i doveri che derivano dal matrimonio», avendo abortito senza neppure «fare partecipe il marito della procedura per l"autorizzazione» all"aborto. Si noti che il giorno stesso dell"approvazione della 194, l"allora Ministro della giustizia Bonifacio aveva fatto in Senato una dichiarazione di «presa d"atto» che gli stessi promotori della legge avevano «seccamente smentito la tesi, aberrante sul piano costituzionale, civile e morale, secondo la quale l"aborto costituirebbe contenuto e oggetto di un diritto di libertà». Dunque Cassazione, Tribunale e Corriere sono andati oltre la volontà del Parlamento, definendo l"aborto un «diritto» della madre. Persino Enrico Boselli, leader della Rosa nel pugno radicalsocialista, ha dichiarato (La Stampa, mercoledì 1) che «nessuno pensa che l"aborto sia un diritto civile». E lo stesso Rimini riconosce «che la procreazione costituisce una dimensione fondamentale della persona e una delle finalità primarie del matrimonio». L"aborto, però, è qualcosa che può negare tutto ciò. E persino i tribunali gli si inchinano. Rigoroso.