Quella «luccicanza» che ha cambiato per sempre l'horror
Ogni volta che affronta un genere, Kubrick finisce per ridisegnarne i confini. Accade con la fantascienza di 2001: Odissea nello spazio (del quale circola in queste settimane una versione restaurata in occasione del cinquantenario) e con la cupa profezia fantapolitica di Arancia meccanica (1971). E accade con quello che può forse essere considerato il più emblematico tra i film di Kubrick, Shining, tratto nel 1980 dal romanzo di Stephen King. Collaborazione a dir poco contrastata, questa tra il cineasta e il maestro dell'horror, culminata nella realizzazione di una miniserie televisiva, datata 1997, personalmente voluta dallo stesso King con l'obiettivo di fornire una trasposizione più fedele del libro che, secondo lui, Kubrick avrebbe stravolto. Spesso ispirato da opere letterarie, lungo una linea che dall'originario Barry Lyndon di Thackeray arriva fino a Doppio sogno di Arthur Schnitzler (rielaborato in Eyes Wide Shut), il regista non disdegnava il rapporto con gli scrittori. Lo spunto per 2001 venne da un breve racconto di Arthur C. Clarke, coinvolto nella sceneggiatura, e tutto sommato anche Anthony Burgess non si dimostrò scontento della resa cinematografica di Arancia meccanica.
Con King, e con Shining, la situazione è molto diversa. L'impalcatura del racconto sembra restare inalterata, ma a subire una trasformazione radicale è la temperatura delle immagini e la stessa psicologia dei personaggi, a partire dal protagonista, lo scrittore fallito Jack Torrance impersonato da un indimenticabile Jack Nicholson. Anche sua moglie Wendy (l'attrice Shelley Duvall) e l'antagonista Dick Halloran (il cuoco veggente che sullo schermo ha il volto del bluesman Scatman Crothers) corrispondono solo esternamente ai loro modelli romanzeschi. E poi c'è il piccolo Danny, interpretato dal giovanissimo Danny Lloyd: è lui a portare su di sé il peso dello shining, la "luccicanza" che gli permette di percepire la dimensione nascosta della realtà, quello stesso mondo di apparizioni e inganni che Kubrick ricostruisce nel suo angosciante Overlook Hotel. Sì, l'horror non è più lo stesso dopo che il regista lo ha rivisitato. Ma a essere cambiato veramente è lo sguardo di noi spettatori.