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Filippo e Giacomo. Quella fede visibile nelle opere quotidiane

Matteo Liut mercoledì 3 maggio 2017
A che serve se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? È questa la domanda sempre attuale che pone la Lettera di Giacomo al secondo capitolo. Una domanda che nasconde una verità fondamentale: la fede si vede, perché cambia la vita e perché spinge a fare di tutto per cambiare il mondo. Questa consapevolezza è una parte preziosa dell'eredità di san Giacomo, che oggi la Chiesa ricorda assieme a san Filippo. Quest'ultimo era originario di Betsaida e fu discepolo del Battista, divenendo uno dei primi discepoli di Gesù: secondo la tradizione evangelizzò poi gli Sciti e i Parti. Giacomo, detto il Minore, potrebbe essere stato un parente di Gesù – forse era il cugino – e divenne guida della Chiesa di Gerusalemme alla morte di Giacomo il Maggiore. Secondo lo storico Giuseppe Flavio sarebbe stato lapidato tra il 62 e il 66.
Altri santi. Sant'Ansfrido di Utrecht, vescovo (X-XII sec.); beato Edoardo Giuseppe Rosaz, vescovo (1830-1903).
Letture. 1Cor 15,1-8; Sal 18; Gv 14,6-14.
Ambrosiano. At 1,12-14; Sal 18; 1Cor 4,9-15; Gv 14,1-14.