La Sardegna bianca festeggia la possibilità di frequentare i ristoranti fino alle 23, mentre il dopo festival di Sanremo sarà all'insegna di tutti in camera. È quanto si legge all'inizio di una settimana dove il volano dei contagi spinge verso quella che chiamano terza o addirittura quarta ondata. Sarà, in ogni caso, la più dura da vivere e da accettare per cui davvero ci vuole qualcuno di fianco a noi che ci scuota da quello sguardo ridotto che non ha più negli occhi l'infinito. L'ho pensato l'altra sera quando il dottor Alberto Dragonetti, chirurgo, otorino, presidente dell'Associazione Tra Capo e Collo del Niguarda è riuscito a convocare via zoom 120 persone, ognuno nella propria casa, per una divertente cena di solidarietà, favorita dal delivery del ristorante Liberty di Milano. Quell'associazione, con la raccolta fondi, si impegna ad aiutare i parenti e i pazienti che arrivano da lontano e finiscono nel reparto di Otorinolaringoiatria, ma anche per inserire i giovani e insegnare una professione che riguarda patologie fra il capo e il collo. Ecco cosa vuol dire avere gli occhi dell'infinito che all'orizzonte vedono il bisogno del mondo (stanno aiutando anche un'opera ospedaliera in Madagascar), anziché il finito di chi tira i remi in barca e cerca ossessivamente una “comfort zone”. Il 7 marzo Angelo Gaja, produttore di Barbaresco nell'omonimo paese, compirà 81 anni e a chi gli ha chiesto se avesse paura di invecchiare ha risposto: «Il segno che non sono abbastanza vecchio è che riesco ancora a meravigliarmi». E sta pure accarezzando il sogno di una vigna sua in quell'Alta Langa che ha girato in bicicletta palmo a palmo. Nel frattempo i tre figli hanno preso in mano le redini di un'azienda che ha un brand importante e stanno portando avanti la loro idea di vino, che è diversa da quella di Angelo, pur ottenendo consensi in tutto il mondo. Quando Angelo mi ha scritto una lettera dicendo che era felice dei risultati dei figli anche se non sono i suoi, ho visto il significato del seme che porta frutti inaspettati e imprevedibili, ma sani e vigorosi. E ho visto quell'infinito che si perpetua, come sguardo, e che passa attraverso un dialogo intergenerazionale che non è sempre scontato. Angelo Gaja figura così fra i 50 sguardi che ho voluto raccogliere nel libro Del Bicchiere Mezzo Pieno (Comunica Edizioni), per dire che c'è bisogno di guardare ogni giorno persone che hanno nel cuore questo senso di vittoria. Che passa anche attraverso una nuova vigna, i cui frutti maturi magari coglieranno altri. Ma è l'Infinito di cui abbiamo bisogno, oggi.