«Fummo condotti in carcere, ed ero spaventata, perché non avevo mai avuto a che fare con una simile oscurità. Un giorno sinistro. Calore intenso a causa dell’affollamento, estorsioni da parte dei soldati. A tormentarmi era però la preoccupazione per la sorte del mio bambino»: con queste parole la giovane Tibia Perpetua, martire del III secolo, ci descrive la terribile esperienza della prigionia. Il suo diario – contenuto nella Passione di Perpetua e Felicita, opera di Tertulliano – è un documento straordinario e prezioso che ci racconta la vicenda di una giovane donna di buona famiglia, arrestata nel 203 all’età di 22 anni circa, al tempo dell’imperatore Settimio Severo, a Cartagine a causa della sua fede e poi condannata a essere sbranata dalle belve assieme a un gruppo di cristiani. Perpetua è una madre di un piccolo che ancora allatta e con gli occhi di donna racconta quelle sofferenze, condivise con la più giovane Felicita, figlia di suoi servi, che è incinta. Con loro ci sono anche Saturnino, Revocato e Secondulo che non sono ancora stati battezzati e il martirio diventerà il loro Battesimo. «Capii che non dovevo combattere con le fiere, ma contro il demonio – scrive santa Perpetua nel suo diario –. Però sapevo che mia sarebbe stata la vittoria». Una vittoria che è per i cristiani di tutti i tempi, specie quelli perseguitati, un vero incoraggiamento.
Altri santi. San Paolo il Semplice, monaco (IV sec.); san Gaudioso di Brescia, vescovo (V sec.).
Letture. Romano. Ger 7,23-28; Sal 94; Lc 11,14-23. Ambrosiano. Gen 25,5-6.8-11; Sal 118 (119),81-88; Pr 12,17-22; Mt 6,25-34. Bizantino. Aliturgico.
t.me/santoavvenire
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