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Quel sole elettrico

Eraldo Affinati martedì 9 maggio 2023
Era domenica mattina presto, a Battipaglia, per strada girava poca gente, il cielo grigio minacciava brutto tempo, infatti di lì a poco cominciò a piovere. Il giorno prima avevo partecipato a una conferenza organizzata da un’associazione di volontariato e dall’albergo stavo tornando a piedi alla stazione ferroviaria che assomigliava a un accampamento dirupato nel groviglio di sottopassaggi, erbacce, case non finite, cani che sonnecchiavano. Il treno per Sapri comparve improvviso, sorprendente, inaspettato: un giocattolo di lusso nella stanza dell’orfanello, quasi che il servizio statale fosse una regalia e non un diritto. Allora Cristo si è fermato proprio a Eboli, mi venne istintivo dedurne, come scrisse Carlo Levi? Nel parcheggio intasato vidi un arabo ubriaco che, dopo essersi sfilato la maglietta restando a petto nudo sotto la pioggia intermittente, pareva voler litigare col mondo intero. Sentii qualcuno gridargli: “Statte buono, mica steva o’ Maroc!” Io non mi orientavo. Da un vicolo semidistrutto spuntò un uomo obeso con l’immondizia e un cagnolino al guinzaglio. Era cieco. Eppure si avvicinò non so come per indicarmi la direzione giusta. I suoi occhi azzurri roteanti mi fecero pensare ai cavalieri normanni persi quaggiù nel sole elettrico di una terra che li aveva stregati. © riproduzione riservata