Rubriche

Quel mondo con cui la Chiesa convive

Pier Giorgio Liverani domenica 12 giugno 2011
«Chiesa, in che mondo convivi?» È questo l'interrogativo (drammatico nelle intenzione dell'autore, in realtà abbastanza scontato) con cui Il Fatto quotidiano apre (martedì 7) il suo commento al viaggio del Papa in Croazia e al suo discorso nell'ippodromo di Zagabria. E prosegue: «Dalle alte cattedre, i papi parlano di coppie e convivenza e il mondo vero si trova da un'altra parte. C'è una distanza siderale tra la Chiesa dottrinaria e la vita reale di uomini e donne». Posto che «Chiesa dottrinaria» sia una sorta di spregiativo per "magistero della Chiesa", la risposta, ripetiamo, è abbastanza scontata: vive in un mondo e tra un'umanità di cui è «esperta», come disse Paolo VI il 4 ottobre del 1965 nel suo il discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Di questa umanità la Chiesa condivide, come dice la Gaudium et Spes, «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono"» e ad essa annuncia il Vangelo di Gesù Cristo, vale a dire la «dottrina della Chiesa». In cui sono previsti il perdono per l'adultera e la beatitudine per i puri di cuore, la vita in abbondanza e la fedeltà nel matrimonio oltre ai molti altri insegnamenti necessari, ma non si trova nulla di simile a quello che al Papa, come Il Fatto riferisce, ha risposto Paola Concia: «Lasciamo che si sposino le coppie gay». La qual cosa il Primo Testamento, come il Nuovo, condannano severamente.
Quanto, poi, alle lezioncine che Il Fatto dà alla Chiesa su come «ritrovare l'ascolto delle nuove (e meno nuove) generazioni» - per esempio «abbandonare l'ossessione di controllare il territorio della sessualità» -,
sembrano una copia della lettera aperta che un "Forum europeo dei gruppi cristiani omosessuali e simili" (vedi l'Unità del 6, e Il Fatto e Repubblica di venerdì 10) ha mandato ieri al Papa dal "Gay Europride" svoltosi a Roma, per chiedergli un sostegno alle loro richieste.

MARXISMO SUL SERIO
Lo storico marxista Eric Hobsbawm, quello che ha chiamato il 1900 il «secolo breve», tenta il recupero di un protagonista del «secolo lungo»: il XIX, quello di Carlo Marx. Hobsbawm riconosce che le soluzioni politiche di Marx «si sono rivelate fallimentari», generando «effetti perversi», ma nonostante ciò e, visti i guai del capitalismo, che provoca continue crisi, afferma che bisogna «rendere attuale» e «prendere Marx sul serio».
Ne parla con palese simpatia una recensione dell'Unità ("Avanti a sinistra: siamo seri, torniamo al dottor Marx", mercoledì 8) di un recente saggio di Hobsbawm.
Si direbbe che il marxismo, del secolo breve - lo stalinismo e i novanta milioni di morti - sia stato soltanto uno scherzo.

PING PONG IN AUTO
Il 10 giugno su Il Giornale è apparso per la terza volta il primo "fondo" di Vittorio Feltri, che di quel quotidiano era stato già due volte direttore e pochi mesi fa lo ha lasciato per tornare come direttore editoriale a Libero in coppia con il direttore politico Maurizio Belpietro, per andarsene quasi subito. Feltri si è giustificato così: «Un'auto non si può guidare in due, perché ha un volante solo». Ha ragione, ma un bravo conducente avrebbe dovuto saperlo prima. In compenso Feltri pare sia bravo a giocare a ping pong tra due automobili.