Chi magnifica il gesto ribelle, chi fa spallucce. Chi lo ingigantisce, chi lo ridimensiona. Comunque sia, a Qatar 2022 la foto dei calciatori tedeschi con la mano sulla bocca, azzittiti, fa notizia quanto un gol, e che poi le abbiano buscate dai giapponesi per alcuni è un dettaglio. La “Stampa” (24/11) si rifà al celebre film del 1984 di Roland Joffé, almeno alla traduzione italiana del titolo: «Urla dal silenzio. Potente gesto di protesta della Germania» (l’originale The Killing Fields divenne Urla del silenzio), Qatar come Cambogia, allusione abbastanza forte. “Repubblica” (24/11) gioca invece su un facile doppio senso: «Senza Fifa. La foto storica della Germania». La precisazione è d’obbligo: la regia tv non ha mostrato quello che invece i fotografi hanno immortalato, come spiega Emanuela Audisio: «Se protesti ti cancello. Quelle immagini che la tv non può mostrare». “Corriere” (24/11): «Uno sberleffo alla Fifa (criticato in Germania)». Commenta Paolo Tomaselli: «Il filo conduttore, ben visibile, è il tormento quotidiano di questi Mondiali dei diritti negati». Mentre il “Fatto”, coerente, non pubblica nulla, la squadra tedesca (titoli del 24/11) vaga per le prime pagine: taglio alto sul “Messaggero”, basso sul “Quotidiano nazionale” (“Giorno”, “Carlino” e “Nazione”), medio sul “Tempo”. I quotidiani di destra sottolineano il paradosso tedesco. “Giornale” (24/11): «Proteste e ko. L’harakiri della Germania»; tuttavia Davide Pisoni sottolinea che «quei divieti da regime diventano un boomerang (…). Più reprimi il dissenso, più lo alimenti: l’Iran insegna». Più drastico “Libero”: «Tedeschi zittiti. La Germania fa politica e perde a calcio», con Tommaso Lorenzini che pare divertirsi: «Un panzer arcobaleno, con la sabbia nel motore e la testa fra le nuvole». Intanto la “Repubblica” (25/11) annuncia la straordinaria apertura qatariota: «Dopo la richiesta dei tifosi del Galles, saranno ammessi cappelli, ombrelli e bandiere arcobaleno in tutti gli stadi». Ma il “Giornale” (25/11) non si fida: «Vera apertura?». La “Stampa” invia Giulia Zonca ad Asian Town, alla periferia di Doha, dove al campo di cricket è stato allestito uno schermo gigante per «camerieri, netturbini, operai (…) sfruttati e sottopagati, ma decisi a vivere le loro notti magiche». La vera passione è lì.
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