«S
ignor Hesse, mi può dire qual è la cosa più importante nella vita?». A proposito di questa domanda, dalla risposta difficilissima, Carlo Zanda, nel suo libro Un bel posticino
, riferisce un episodio interessante. Un giorno Sigfried Unseld, all'epoca giovane studioso destinato a prendere il posto di Peter Suhrkamp alla guida della casa editrice tedesca, andò a trovare Hesse nella casa sulla Collina d'Oro. Unseld aveva scritto una tesi di dottorato su di lui, che, già celebrato autore,teneva una fitta corrispondenza con i suoi lettori, dai quali veniva interpellato peri problemi più vari, letterari o esistenziali, quasi fosse un confidente. Il maestro e l'allievo pranzarono, poi si fermarono a conversare. All'improvviso, Hesse si ricordò di dover rispondere a un ragazzo di diciotto anni che gli aveva posto un interrogativo particolarmente delicato. In una lettera gli aveva infatti chiesto quale fosse, a suo parere, la cosa più importante nella vita. Hesse rilanciò il quesito a Unseld: «Lei che cosa risponderebbe?». L'allievo rimase a guardarlo in silenzio, paralizzato dall'emozione. Allora Hesse disse: «Bene, se non sappiamo che cosa rispondergli, consultiamo Confucio». Si alzò, prese un libro da uno scaffale e trovò la risposta: «Essere fedeli a se stessi e buoni verso gli altri».