Chi l'avrebbe mai detto che un cartone animato, per di più della Disney, avrebbe potuto suscitare, a ragione, così tante polemiche? Eppure è successo e succede ancora in questi giorni a proposito di The owl house, che nel gennaio scorso ha debuttato negli Stati Uniti su Disney Channel. Dapprima sono state alcune mamme americane riunite in associazione a denunciare il contenuto del cartoon, a loro dire di stampo “demoniaco”, contestando agli autori di presentare la stregoneria in termini positivi. The owl house racconta infatti la storia di Luz, una quattordicenne che diventa amica di una strega e cerca di diventare strega lei stessa. Ma poi, andando avanti con la vicenda, si è arrivati all'episodio in cui la protagonista viene invitata al ballo della scuola da un'amica con la quale avvia una relazione. In precedenza, però, Luz aveva manifestato interesse per i compagni maschi. Per di più la ragazzina si presenta vestita per metà in frac nero e per l'altra metà in tutù rosa. In poche parole ci siamo trovati di fronte al primo personaggio bisessuale in un cartone animato della Disney. La conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, è arrivata dalla stessa creatrice, Dana Terrace, che in una serie di messaggi sui social ha raccontato la sua forte volontà di rappresentare un personaggio il più possibile inclusivo e la comunità Lgbtq essendo lei stessa bisessuale. Ma qui non si tratta di inclusione o di esclusione quanto di disorientamento, come ha spiegato l'Aiart, l'associazione dei telespettatori, in una nota a firma del presidente nazionale Giovanni Baggio. «Scelte narrative di questo tipo – afferma Baggio – ingabbiano l'omosessualità in una sorta di “sottogenere obbligato” che invece di normalizzare la questione finisce per stereotiparla ulteriormente». Per cui, ribadendo l'importanza dell'educazione alla non discriminazione, l'Aiart dice no alla banalizzazione del valore della famiglia e del significato umano della differenza sessuale. Tenendo presente che un prodotto del genere si rivolge in primo luogo a utenti fragili, bambini e adolescenti, e che per loro i personaggi dei cartoon sono sempre degli eroi, come lo sono stati per tutti noi, anche se veicolano messaggi fuorvianti.