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Scintille Olimpiche. Quei ‘regali’ fra sorelle olimpiche

Daniele Zappalà mercoledì 17 luglio 2024

Per la Festa nazionale francese del 14 luglio, la fiamma olimpica è finalmente entrata per la prima volta a Parigi, traversando trionfalmente la capitale per 10 ore, fino alle 23. Per i parigini, al cospetto di tante celebrità nei panni dei tedofori, come il tennista e musicista Yannick Noah, è l’inizio di un ultimo conto alla rovescia prima dell’inaugurazione vera e propria, il 26.

Ma le luci di festa che si accendono a Parigi, a farci caso, si riverberano pure altrove. Soprattutto in Italia, prossima tappa della storia olimpica, con i Giochi invernali 2026 di Milano-Cortina. Decisamente particolare è poi la relazione fra due capitali olimpiche come Roma e Parigi, legate da un gemellaggio esclusivo a livello civile, risalente al 1956: ovvero, l’epoca in cui fra i colli capitolini cominciava a soffiare qualcosa della dolce brezza olimpica epocale del 1960.

Così, accogliendo i Giochi per questa 33ma edizione dell’era moderna, quella che ha già battuto tutti i record di biglietti venduti (si punta a 10 milioni), Parigi doveva probabilmente un regalo alla propria sorella. Anzi, per maggior correttezza, un triplice regalo, avendo avuto la Ville Lumière il privilegio d’essere olimpica 3 volte. E a quanto sembra, a ben guardare, sta già onorando questo dovere.

Il primo ‘regalo’ di Paris 2024 è in effetti quello di accogliere la delegazione italiana più numerosa di sempre, in un momento decisamente magico per lo sport azzurro (salvo per il calcio, siamo tutti d’accordo). Solo per dirne una: chi avrebbe mai detto che nella Parigi così gelosa dei suoi vecchi e gloriosi ‘moschettieri’ con racchetta, idealmente riuniti al Roland Garros, la delegazione azzurra sarebbe giunta reduce da risultati strepitosi sull’erba di Wimbledon, tanto a livello femminile che maschile, oltre che con un numero uno del mondo? Mirabilia, si sarebbe detto in altri tempi.

Il secondo ‘regalo’ di Paris 2024 è cronologico. Grazie a quest’edizione parigina, a 128 anni dalla rinascita ad Atene, Roma 1960 assurge al ruolo di baricentro storico dei Giochi moderni. Un rango che rima perfettamente pure con lo spartiacque epocale della Decolonizzazione ― considerata da tanti storici come l’evento di gran lunga più importante dell’epoca contemporanea — che coincise proprio con l’edizione romana e quell’arrivo notturno memorabile dell’etiope Abebe Bikila scalzo sotto l’Arco di Costantino.

Il terzo ‘regalo’ ― sul piano dei simboli, intendiamoci, non su quello pecuniario — riguarda invece il luogo esclusivo in cui ‘Casa Italia’ avrà il privilegio d’insediarsi: quel Pré Catelan (nel verde del Bois de Boulogne delle passeggiate eleganti) che fu già scelto dal barone Pierre de Coubertin, padre delle Olimpiadi moderne, per festeggiare, al calar del dì, la firma della rinascita dei Giochi, siglata al mattino presso una storica aula della Sorbona. Davvero difficile immaginare una sede più suggestiva, capace persino di strappare qualche lacrima ai più fervidi promotori dell’ideale olimpico. Un luogo d’antologia situato proprio alla frontiera fra Parigi e il resto della Francia.


Tre regali, dunque. Tanto simili a felici premesse che, possiamo augurarcelo, sproneranno ancor più i nostri campioni.