Un lettore di Repubblica (venerdì 13) nega che «i diritti umani possano derivare solo dal pensiero monoteista» (leggi "cristiano") e Corrado Augias lo conforta e gli ricorda «quegli dèi pagani così civili e tolleranti», citando il sociologo francese Marc Augé: «Il paganesimo "è il contrario esatto del cristianesimo"»: «infatti la sua caratteristica [...] è lo spirito di tolleranza derivante dal fatto che "il paganesimo non oppone lo spirito al corpo né la fede alla conoscenza"» e che «la salvezza, la trascendenza e il mistero gli sono essenzialmente estranei». Conseguenza: «Il paganesimo accoglie le novità con interesse».
Potrei dire che il cristianesimo non «accoglie», ma è perenne «novità»; che per il paganesimo è assai difficile parlare di «fede»; che il dualismo anima-corpo è di origine greca e, infine, che il mistero, non come rivelazione, era fortemente presente nel paganesimo. Ma m'importa di più lo «spirito di tolleranza» dei pagani e dei loro dèi, così civili e misericordiosi. È vero che i cristiani ne hanno fatte di crude e di cotte, ma è noto quanto i pagani (vedi, p. es., Diocleziano) furono tolleranti verso di loro, così come lo è stato il paganesimo moderno (vedi comunismo e nazismo). È noto anche che la Rupe Tarpea fu un'invenzione cristiana come la schiavitù e i sacrifici umani delle epoche pre-giudaica, egizia e azteca. Tutti esempi di civiltà e tolleranza, come lo jus vitæ ac necis del bonus paterfamilias romano sui propri figli, jus che oggi il neopaganesimo rivendica con l'aborto e con la fecondazione artificiale, che mi pare piacciano tanto ad Augias e ad Augé...
IL MALE ASSOLUTO
C'è una donna di Sorrento, scrive Miriam Mafai (Repubblica, venerdì 13), che è diventata «il simbolo di una maternità a tutti i costi, di una maternità come valore in sé, sintetizzata nella gravidanza e nel parto, quale che ne sia il prezzo e l'esito». Non parla di chi pratica la fecondazione artificiale anche a costo di delusioni e di far morire molti fratellini di colui che si spera nascerà. Parla di Michela Ingenito, quella mamma di Pompei che vuol «mettere al mondo due creature gravemente malformate e destinate a morte certa, pur di non ricorrere all'aborto». Una decisione, scrive, che «suscita [...] insieme orrore e pietà [...] una operazione culturale tutta ideologica: [...] l'aborto come male assoluto», mentre per «le tante donne costrette a ricorrere all'aborto» c'è solo «condanna e disprezzo».
Mafai scrive senza leggere. Legga, dunque, ciò che la Evangelium Vitæ dice delle donne che hanno abortito e poi si vergogni. La parola «orrore», per Michela Ingenito, l'ha usata lei.
C'ERA UNA VOLTA
L'evoluzionismo spiega anche il volo delle farfalle (Repubblica, venerdì 13): «Si avvitano come elicotteri [...] Come in tutti gli insetti volanti, le ali [...] sono un organo in più, sviluppatosi autonomamente rispetto alle zampe».
Giusto: c'era una volta un verme, cui venne voglia di volare. Pensa e ripensa, decise di diventare farfalla e cominciò a spingere e a sviluppare altre due zampe, che però non funzionavano. Prova e riprova, le appiattì e le ingrandì, finché un giorno si trovò farfalla. E adesso, evoluziona e rievoluziona, è già elicottero.