Quei Paesi senza Governo e il rischio Italia
Il tema non è ozioso, evidentemente, né sul piano teorico né su quello pratico. Dal punto di vista dell'analisi, il "fenomeno" dei Paesi senza Governo potrebbe rivelare in realtà che nelle società europee si sta creando un divario incolmabile - in termini di velocità decisionale, di qualità dell'azione e addirittura di direzione di marcia - tra una politica generalmente incapace di produrre politiche efficaci e tragicamente svuotata di visione e di leadership, e un'economia globalizzata che si è resa sostanzialmente autonoma dal potere politico nazionale, capace oggi di adottare decisioni a una velocità e con una complessità non più governabili dalle istituzioni rappresentative. Se così fosse, salterebbe in aria il paradigma della democrazia rappresentativa di stampo liberal-democratico. Con effetti imprevedibili sul futuro prossimo delle nostre società.
Sul piano operativo, il prossimo (e più importante) banco di prova rischia di essere il nostro Paese. Non a caso il "piano B", ovvero la permanenza in carica (in una sorta di prorogatio sine die) del Governo Gentiloni, è la rete di salvezza cui le stesse forze politiche si richiamano ormai apertamente. Nella consapevolezza che a un Governo senza mandato popolare, che fondi le sue radici su una campagna elettorale non decisiva, non si potrà chiedere di fare riforme profonde, ma solo un'ordinaria e ordinata amministrazione. Quasi a dire: in fondo, nello scenario attuale il Governo di un Paese europeo non può fare molto più di questo. Anzi, qualora provasse a farlo rischierebbe di provocare più danni che vantaggi ai suoi cittadini.
Naturalmente quello che ho delineato è soltanto un incubo, per chi crede nella forza e nella bellezza della democrazia. Ma per evitare che si trasformi in realtà, serve un "salto di credibilità" della classe politica. Chiamata a dimostrare ai cittadini, forse per la prima volta nella storia contemporanea, la sua reale utilità.
@FFDelzio