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Scintille Olimpiche. Quegli incontri fra anelli di speranza

Daniele Zappalà mercoledì 3 luglio 2024

Nel 2006, le medaglie olimpiche ai Giochi invernali di Torino, disegnate da Dario Quatrini, presero la forma originale di anelli, sorprendendo pure tanti atleti sul podio. Una sorta di omaggio ai 5 anelli olimpici disegnati direttamente dal barone Pierre de Coubertin, divenuti da allora un simbolo della comunità internazionale. A Losanna, presso gli archivi del Museo Olimpico del Cio, è emozionante scrutare i tratti ancora imprecisi di quei 5 anelli intrecciati, disegnati e colorati a matita, in lettere manoscritte inviate ad amici dall’inventore dei Giochi moderni. Tanti anelli quanti sono i continenti, suggerendo così l’abbraccio fraterno fra popoli e civiltà.

Ma in questi giorni, mentre la staffetta della fiamma olimpica avanza verso una Parigi politicamente sottosopra, colpisce molto la somiglianza dei 5 anelli olimpici con un motivo senza tempo dell’immaginario transalpino. In effetti, dopo la tappa a Reims (30 giugno), sono previste pure quelle ad Amiens (4 luglio) e a Chartres (7 luglio): tre capoluoghi che debbono la loro fama alle splendide cattedrali gotiche rispettive, celebri anche per quelle vetrate a rosoni circolari che hanno accompagnato e trasportato verso il Cielo le menti di così tante generazioni fin dal Medioevo.

La Cattedrale Notre-Dame di Reims, scelta per secoli pure per le incoronazioni dei re francesi, fu quella maggiormente distrutta durante la Prima Guerra mondiale. Ma venne interamente ricostruita. Notre-Dame d’Amiens, che custodisce la reliquia venerata tradizionalmente come il cranio di san Giovanni Battista, ha pure la particolarità di essere la cattedrale volumetricamente più capiente. Notre-Dame di Chartres, scrigno dell’apogeo assoluto dell’arte sacra delle vetrate policrome, è considerata come la grande cattedrale di Francia meglio conservata: meta, da Parigi, di pellegrinaggi annuali a piedi per giovani e meno giovani alquanto sportivi.

Le suggestioni offerte da ciascuna di queste tappe della fiamma olimpica riconducono tutti, credenti e non, ai fiumi d’umane speranze che hanno trovato lungo i secoli un punto d’approdo visivo ideale in quei rosoni, condensati mirabili d’episodi biblici. Così, anche in questa scia, l’arrivo imminente della fiamma a Parigi riporterà il pensiero di molti all’impressionante commozione planetaria destata dall’indimenticabile rogo del 15 aprile 2019 nella capitale. Da allora, in effetti, anche come sorelle al capezzale di Notre-Dame di Parigi appaiono, per il cuore dei fedeli, le altre splendide cattedrali di Francia. Come se i rosoni policromi dei diversi gioielli architettonici fossero idealmente ancor più stretti e vicini.

Non sappiamo bene se i 5 anelli intrecciati disegnati e colorati un giorno a mano da Pierre de Coubertin rechino, nella loro originaria ispirazione anche solo inconscia, una qualche intima eredità rispetto al modello storico della ‘sorellanza’ fra le grandi cattedrali e i loro rosoni policromi, tema eterno dell’immaginario transalpino. Ma in vista del ‘capolinea’ parigino dell’ammiratissima staffetta olimpica, emoziona tanto constatare questo ritrovarsi, negli stessi luoghi, fra anelli d’ogni tempo, sacri e non, che esortano alla speranza.