Quarant'anni, si salvano i medici
A sparigliare le regole ordinarie della previdenza pubblica, in particolare per il personale medico, è intervenuta la nuovissima circolare n. 4 del ministro Brunetta, prossima alla pubblicazione dopo la registrazione in corso presso la Corte dei Conti. Il provvedimento ministeriale fa il punto sulla vicenda dei pensionamenti forzati dei dipendenti del settore pubblico con 40 anni di contributi, secondo le esigenze delle rispettive amministrazioni. Questa innovazione (legge 112/08) è in corso dallo scorso anno ma la sua applicazione è stata disturbata da una accesa disputa sul requisito dei 40 anni. Se cioè, il limite dei 40 va considerato come servizio effettivo (escludendo altre contribuzioni personali) oppure come la somma di tutti i contributi accreditati, calcolando anche il servizio militare, il riscatto della laurea ecc. Il dilemma è stato risolto dalla legge n. 102 del 3 agosto scorso (ma in vigore dal giorno 5) che ha preferito i 40 anni "contributivi". Col nuovo indirizzo, il percorso di carriera e l'anzianità di servizio possono accorciarsi di 4/6 anni, ma in ogni caso i 40 anni complessivi hanno già conseguito il top per la pensione.
Strutture complesse. La nuova circolare richiama in particolare l'esenzione dalla pensione forzata per alcune categorie: magistrati, professori universitari e «dirigenti medici responsabili di strutture complesse» (complesse sono le strutture già riservate ai dirigenti di 2° livello, ex primari, cioè le unità operative autonome). Nei riguardi dei medici, l'esenzione ha la finalità di rendere omogenea la disciplina relativa ai dirigenti preposti a strutture complesse, assimilando il trattamento dei medici a quello dei professori universitari, sin dall'inizio esclusi dal pensionamento forzato. Le altre figure professionali (medici dirigenti di strutture semplici ecc.) rischiano invece il pensionamento obbligato, ma entro i limiti di seguito descritti.
Funzioni peculiari. «Peculiari» " si legge nella circolare di Brunetta " sono le funzioni svolte dal personale che opera per il Servizio sanitario nazionale. E la peculiarità suggerisce di affidare ad ogni singola amministrazione i criteri per esentare dalla pensione forzata «specifiche professionalità».
Questi criteri potranno tener conto della necessità di non impoverire il patrimonio di conoscenze e competenze professionali, di trattenere in servizio figure difficili da reperire sul mercato, di utilizzare il personale che ha beneficiato di specifici percorsi formativi attivati dall'azienda (ad esempio, nelle aree delle alte tecnologie o in ambiti chirurgici specialistici). Ne consegue che il pensionamento anticipato interesserà, di fatto, dipendenti coinvolti in processi di riorganizzazione o in particolari situazioni economico finanziarie delle aziende sanitarie.