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Quanto serve e vale nella nostra quotidianità l'esame di coscienza

Salvatore Mazza sabato 8 settembre 2018
È vero, ha proprio ragione il Papa. Presi come siamo dalla nostra quotidianità, fatta di molte cose diverse – ansie, preoccupazioni, ambizioni... – che, quasi sempre, finiscono con l'escludere Dio, arriviamo alla fine delle nostre giornate «incapaci di comprendere che cosa succede dentro ai nostri cuori». Un po' come «animali, che non capiscono nulla ma vanno avanti solo con l'istinto». Tutto ciò quando, invece, sarebbe fondamentale capire che cosa succede nel nostro cuore, perché è lì che ogni giorno si combatte la nostra quotidiana Armageddon, l'eterna lotta tra il bene e il male; è lì, come dicevano molti santi, che si trova il «campo di battaglia» sul quale si affrontano due «spiriti» differenti «due modalità di pensare, di sentire, di agire». Uno è quello di Dio e conduce «alle opere buone, alla carità, alla fraternità»; l'altro è quello del mondo che porta invece «verso la vanità, l'orgoglio, la sufficienza, il chiacchiericcio». Noi, però, «non siamo animali, siamo Figli di Dio, battezzati con il dono dello Spirito Santo. Per questo è importante capire cosa è successo oggi nel mio cuore. Il Signore ci insegni a fare sempre, tutti i giorni, l'esame di coscienza».
Poterebbe sembrare un richiamo fuori moda, questo di papa Francesco, all'esame di coscienza quotidiano. Perché davvero al giorno d'oggi, quando tutti sembrano essere sostenuti da granitiche certezze, quella pratica sembra essere diventata un esercizio desueto. Ma, se uno vuole davvero dirsi cristiano, è invece qualche cosa da recuperare, e anche in fretta. Perché, come ha scritto Benedetto XVI nella Deus Caritas est, «All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva». Ed è appunto per mantenersi aperti a questo nuovo orizzonte che l'esame di coscienza è indispensabile, perché come disse nel 1986 Giovanni Paolo II, esso «è sempre una rilettura della verità più profonda su di sé, che mai deve essere cancellata. La grandezza dell'uomo è in questa verità. La dignità della persona richiede che l'uomo sappia chiamarla per nome, che non la falsifichi».
Nessuno può sentirsi non coinvolto da questo richiamo: «Si deve combattere per lasciare spazio allo Spirito di Dio e cacciare via lo spirito del mondo», ha detto Francesco (nella Messa a Santa Marta di martedì scorso) che, citando San Paolo, ha sottolineato che la strada per avere il pensiero di Cristo! è l'abbandono allo Spirito Santo. È lui, infatti, che porta a «conoscere Gesù» e ad avere «i suoi stessi sentimenti»; mentre «l'uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito». «È molto semplice – ha osservato il Papa – abbiamo questo gran dono, che è lo Spirito di Dio, ma siamo fragili, siamo peccatori e abbiamo anche la tentazione dello spirito del mondo. In questo combattimento spirituale, in questa guerra dello spirito, bisogna essere vincitori come Gesù».
E il primo passo, appunto, è l'esame di coscienza quotidiano, che aiuta a «individuare le tentazioni» e mettere in luce come agiscono queste forze contrapposte. Tutte le sere il cristiano dovrebbe ripensare alla giornata appena trascorsa e verificare: oggi è prevalsa la «vanità» e la «superbia» o se è riuscito a imitare il Figlio di Dio? Il come fare questo esame di coscienza serale papa Bergoglio lo indicò il 22 febbraio del 2015, nel libretto “Custodisci il cuore” che fece distribuire quel giorno in piazza San Pietro al termine dell'Angelus. Forse sarebbe il caso, per tutti, di andarselo a rileggere.