Quanto valgono i nostri amici e le nostre azioni social?
Quanto valgono i nostri amici (e le nostre azioni) social? Tutti sappiamo che da anni si possono comprare fan o follower per i profili social. Ma è da poco che il numero dei nostri «amici digitali» si tramuta sempre più spesso in denaro (buoni o oggetti). Se fino a pochi mesi fa tutto questo era appannaggio dei cosiddetti «influencer», in futuro tutti noi saremo sempre più misurati (e pagati) in base al nostro «peso digitale».
Pochi però hanno il coraggio di dire ai ragazzi che sognano una vita da star su Instagram o da YouTuber che anche solo per provare a diventarlo (non parliamo poi per restare in sella) occorrono tenacia e fatica (e spesso anche soldi). Così, tanti credono che per diventare famosi e per guadagnare coi social basti comprarsi amici o follower. Facciamo finta che sia vero e facciamo due conti. Per avere mille amici in più per il proprio profilo Instagram (il social più amato dai ragazzi) bastano 5,19 euro. Per averne 100mila (capirete fra poco il perché di questo numero elevato) il costo sale a 401,19 euro. Per avere un profilo «rodato» con oltre 100mila follower si può invece arrivare a pagare anche 10mila euro.
Fermiamoci al passo prima: 100mila follower per 401,19 euro. Perché? Perché se oggi il vostro profilo Instagram superasse quota 100mila follower, in cambio avreste, per esempio, una cena gratis di sushi in un ristorante milanese che ha lanciato la campagna «paghi con i tuoi follower». L'investimento (400 e passa euro per una cena) ovviamente non vale la candela. Se non per il ristorante che ha già avuto un'enorme pubblicità gratuita sui giornali e sul web. La provocazione però è valida. Più follower hai e più hai un «valore» da scambiare. Ma per essere davvero monetizzabili i tuoi follower devono essere veri e non profili finti costruiti da aziende che poi li rivendono.
Se un simile futuro vi sembra inquietante, sappiate che già due anni fa la serie tv britannica Black Mirror, nell'episodio Caduta libera (è disponibile su Netflix) immaginava qualcosa di simile e persino peggiore (attenzione spoiler: sveleremo la trama dell'episodio, quindi se non volete scoprirla, smettete di leggere). Cioè immaginava una società dove ogni persona aveva un punteggio derivato dalla bontà (o meno) delle proprie azioni e interazioni con gli altri. In pratica: a colpi di frasi fatte, sorrisi finti e qualche gentilezza (interessata) le persone ottenevano punti che gli permettevano poi di avere posti aerei, cene, appartamenti da abitare e così via. Un incubo, con pesanti limitazioni alla libertà individuale e con pesantissime ricadute sociali, con conseguenti stati ansiosi dei cittadini ai massimi livelli.
L'uso della cosiddetta distopia, cioè di una società da incubo, è da sempre uno degli ingredienti di un certo tipo di letteratura e di cinema. Ma qualcosa di simile è stato davvero immaginato e soltanto pochi mesi fa. Il partito comunista cinese – secondo l'inglese Independent – ha messo allo studio un sistema dove il governo controllando tutto ciò che fanno i cittadini, accumula enormi quantità di dati su quasi tutte le interazioni delle persone e in questo modo può assegnare a ognuno un punteggio che misura quanto è "fidato". In pratica: se un cittadino non restituisce in tempo un prestito, se critica il governo sui social o se non si cura abbastanza dei genitori, perde punti. Il che potrebbe creargli parecchi problemi in una società dove per avere un mutuo, portare i bambini nelle migliori scuole, viaggiare all'estero o anche solo ottenere un tavolo in buon ristorante chiunque deve avere un numero adeguato di punti.
Il principio è semplice quanto severo: «se tu non hai fiducia nel sistema e non ti curi degli altri, la società fa altrettanto con te». Ogni cosa che fai o non fai aggiunge o toglie punti al tuo "credito" politico, commerciale, sociale e legale. Una società un po' da incubo, insomma. Che però potrebbe essere molto più vicina di quanto crediamo.