Accade dunque che la spiritualità irrompa sul più diffuso quotidiano italiano. Non una, ma due volte di fila. Jaggi Vasudev, 66 anni, meglio noto come Sadhguru, ossia «guru ignorante», passa per Milano all’Allianz Cloud Arena, quattromila posti tutti occupati. La cronaca sul “Corriere” (3/100), dal titolo: «“Qual è il senso della vita?”. Il guru risponde alle star» è firmata da Chiara Maffioletti. Sadhguru risponde alle domande di cantanti e dj più o meno noti sempre in modo spiazzante. Appunto, qual è il significato della vita? Domanda delle cento pistole, chioserebbe Dumas. Ma il guru se la cava così: «I significati sono un inganno. Qual è il significato del sole che sorge glorioso ogni mattina? La mente umana ha una malattia: ha bisogno di dare un significato alle cose ma questo non ti permette di farne semplicemente esperienza (...). La creazione non ha significato». E la spiritualità? Cerchiamola ovunque, ma non nelle religioni: «Il processo spirituale avviene quando realizzi che non sai niente di questa vita, e allora inizi a cercare. Una persona spirituale è un ricercatore. Un credente crede e basta». Drastico. In prima pagina Massimo Gramellini non sa se il guru sia un Osho o una Wanna Marchi, ma la folla che pende dalle sue labbra «è il sintomo generato da un malessere non solo economico, ma esistenziale». Chissà se a Sadhguru garberà la citazione finale del Piccolo principe («L’essenziale è invisibile agli occhi»).
Sembrerebbe che la risposta al malessere, e l’attenzione alle cose dello spirito, non trovino dunque dimora nella Chiesa. Ma sempre sul “Corriere”, stesso giorno, in una pagina intera Lorenzo Nicolao rema in direzione ostinata e contraria. Titolo: «Fra i tesori dello spirito. L’Emilia Romagna apre i monasteri: si rivela un mondo. Oltre 50 esperienze il 7 e 8 ottobre con i percorsi d’arte e le testimonianze dei religiosi». Finita qua? Neppure per sogno. Il giorno dopo sul “Corriere” Chiara Maffioletti intervista Sadhguru che tra le altre cose, con rimarchevole senso dell’autoironia, afferma: «Non ho un lavoro e non ho mai lavorato in vita mia». Ha una Fondazione che si dedica a opere buone che si finanza anche con i 900 euro dei biglietti che le generose star hanno sborsato per le prime file. I monasteri emiliani invece dovrebbero essere gratis.
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