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Quant’è liberante perdonare gli altri E in fondo noi stessi

Marco Voleri giovedì 13 giugno 2024
Perdona sempre i tuoi nemici. Nulla li fa arrabbiare di più. Oscar Wilde Napoleone Bonaparte e Oscar Wilde si incontrarono in un angolo di Parigi, fuori dal tempo. Nel crepuscolo parigino, Napoleone e Oscar cominciarono ad affrontare una figura che interessava molto a entrambi: il nemico. Napoleone, con il suo sguardo fiero, aprì la discussione: «Signore, dai forza al mio nemico e fallo vivere a lungo, affinché possa assistere al mio trionfo». La sua voce era profonda, carica dell’autorità di chi aveva visto il mondo ai suoi piedi. Oscar lo guardò con ironia e sufficienza, sorridendo, con la noncuranza tipica di chi vede oltre le apparenze. «Perdona sempre i tuoi nemici, Napoleone. Nulla li fa arrabbiare di più». La sua frase danzò leggera nella mente di Bonaparte, come fosse un gioco di specchi che rifletteva il paradosso dell’umana vanità. Il silenzio calò sul fruscio delle foglie e il mormorio delle acque della Senna. Poi Napoleone si fermò e fissò Wilde, come cercasse di decifrare un enigma. «Oscar, tu par.li di perdono come se fosse una spada affilata. Ma dimmi, il perdono non è forse, invece, una resa?» Wilde inclinò leggermente la testa, con il sorriso ancora accennato sulle labbra. «Mio caro Bonaparte, il perdono è l’arma dei saggi. È una trappola sottile, perché offre la libertà a chi lo concede e una gabbia invisibile a chi lo riceve. Non è una resa, ma un modo per liberarsi dal peso del rancore». Il volto di Napoleone si fece improvvisamente ombroso. «Eppure il nemico è ciò che ci definisce – sentenziò quasi infastidito –, senza di lui il nostro trionfo non sarebbe che un’eco senza significato. Dargli forza è come scolpire il proprio monumento nel marmo della storia». «Se il nemico persiste, tu continua a perdonarlo – continuò imperterrito Wilde –. Ogni atto di perdono è una dimostrazione della tua forza interiore, della tua capacità di trascendere la miseria umana. Il nemico, in fondo, è un maestro severo che ci insegna le lezioni più dure». Napoleone scrutò ancora Wilde. «Forse hai ragione, Oscar. Forse il vero trionfo non è solo sui campi di battaglia, ma anche nella capacità di perdonare e comprendere il nemico». I due si fermarono a una fontana per dissetarsi, e Oscar fissò l’immagine che rifletteva l’acqua ristagnante sotto la fontana. «Il nemico è il nostro specchio oscuro, la nostra ombra – continuò –. Forse non è mai veramente il nemico a cui dobbiamo mirare, ma l’immagine che di noi stessi si riflette nei suoi occhi. E perdonarlo, mio caro, è come guardarsi nello specchio e sorridere». La sera si colorò del buio profumato di Parigi. I due uomini continuarono a camminare, immersi in una conversazione senza tempo. I loro passi echeggiavano lungo le stradine e i vicoli della storia, come atleti di una partita di tennis fatta di scambi ora violenti, ora chirurgici. In quella notte parigina, Napoleone e Wilde erano due anime in cerca di comprensione, unite dalla consapevolezza che il vero nemico non è altro che una parte di noi stessi da abbracciare e, forse, perdonare. © riproduzione riservata